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"Sapeva di aggredire la Coop". Punito il patron dell'Esselunga

Pubblicate le motivazioni della sentenza su Caprotti. Il gup di Milano: "Voleva aggredire la reputazione altrui"

"Sapeva di aggredire la Coop". Punito il patron dell'Esselunga

Tocchi la Coop e finisci male. Ne sa qualcosa Bernardo Caprotti che si è beccato sei mesi di carcere per aver svelato le malefatte della Coop. Per il tribunale di Milano, il patron della catena Esselunga "aveva voluto" la pubblicazione del servizio giornalistico con cui, nel 2010, Gianluigi Nuzzi e il direttore di Libero Maurizio Belpietro avevano reso pubbliche le intercettazioni illecite ai danni dei dipendenti (datate 2004) di un punto vendita della Coop in Lombardia. Il gup di Milano Chiara Valori ha deciso, quindi, di punire tutti quanti, chi più chi meno.

Il gup di Milano accusa Caprotti di essere a conoscenza del "contenuto lesivo" dal momento che lui stesso aveva visionato il materiale a "contenuto illecito". Quindi, aveva la "consapevolezza di aggredire la reputazione altrui". Nelle motivazioni della sentenza del processo con rito abbreviato la Valori ricorda, poi, che nel 2007 Caprotti aveva pubblicato il libro Falce e carrello in cui prendeva apertamente posizione contro le Coop, "libro cui il settimanale Panorama (allora diretto da Belpietro, ndr) aveva dato ampio risalto". Per questo motivo, a detta del gup di Milano, il patron di Esselunga sarebbe stato "particolarmente sensibile" alle vicende delle cooperative rosse.

L'accusa contestava anche la ricettazione e, secondo il pm Gaetano Ruta, Caprotti avrebbe avuto un "vantaggio commerciale" gettando "discredito" sulle Coop.

Un profitto che, però, secondo il gup, in realtà non è esistito dato che Esselunga non avrebbe considerato Coop Lombardia un concorrente "temibile" alla luce dei dati di vendita. E per questo motivo per il giudice viene a mancare il fine del profitto.

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