Sassi e petardi contro i migranti: ora Lesbo è un campo di battaglia

Gli estremisti di destra di Alba Dorata attaccano i migranti in protesta a Lesbo. La città trasformata in un campo di battaglia

Sassi e petardi contro i migranti: ora Lesbo è un campo di battaglia

L'isola dei Lesbo è il primo approdo e nuova colonia di migranti che arrivano dalla Turchia. Una situazione insostenibile che è esplosa nelle ultime ore con l'aggressione di un gruppo di estrema destra ai danni di 60 immigrati che presidiava la capitale dell'Isola in segno di protesta.

L'agguato di Alba Dorata

Da una parte i richiedenti asilo che da mesi protestano per velocizzare le pratiche per le procedure di asilo, ritenute troppo lente. E che mesi si radunano nella piazza principali dell'isola. Dall'altra parte i militanti di destra di Alba Dorata in piazza a Lesbo in segno di solidarietà ai due militari greci detenuti da due mesi in Turchia. Un mix letale se si aggiunge che tra gli afghani c'erano anche militanti greci di organizzazioni e reti antirazziste.

La miscela esplosiva è saltata in aria tra domenica e lunedì: la città è stata messa a ferro e fuoro. Gli estremisti di destra al grido di "bruciateli tutti" hanno fatto piovere contro i migranti petardi, bottiglie e pietre. Una situazione che ha richiesto l'intervento dei Mat, le teste di cuoio greche. Uno scontro da guerriglia civile terminato con lancio di lacrimogeni e colpi di manganello per disperdere i militanti di Alba Dorata e con decine di feriti tra i profughi.

Condizioni critiche

Le condizioni sull'isola rimangono critiche. Il 17 aprile - come spiega Il Fatto Quotidiano - la Corte suprema greca si è espressa annullando la decisione presa dal Governo di imporre limitazioni geografiche a chi arriva sulle isole greche. Decisione non retroattiva e così chi è già sbarcato rimane fermo a terra. Nonostante Amnesty international festeggi per la decisione ammette che questa scelta non "risolva il problema del sovraffollamento".

I conti parlano chiaro, solo nell'aprile di quest'anno si contano 1500 arrivi dal confine turco sul fiume Evros. L'anno scorso furono solo 400. Invece l’hotspot di Moria sull'Isola è al collasso: 6500 persone ospitate, contro le 3000 che può contenere

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