Scafista causò la morte di 10 persone in mare, condannato a 11 anni e 8 mesi

Arriva finalmente la condanna per lo scafista tunisino che nel 2015 provocò la morte di 10 persone in mare. Arrivato in Italia chiese la protezione internazionale e si sposò con una donna di Terni

Scafista causò la morte di 10 persone in mare, condannato a 11 anni e 8 mesi

È stato finalmente fermato lo scafista tunisino alla guida del barcone che nella primavera del 2015 affondò nel Canale di Sicilia, dove morirono annegate 10 persone, fra cui un bimbo di soli 2 anni.

I supertisti della tragedia indicarono subito il 42enne come comandate del piccolo natante, che quel terribile giorno aveva a bordo oltre 200 cittadini stranieri.

Lo scafo aveva cominciato ad imbarcare acqua subito dopo avere lasciato la costa libica, eppure il tunisino decise comunque di proseguire con la rotta prestabilita. Alcuni testimoni, inoltre, affermano che l’uomo fosse addirittura ubriaco mentre si trovava al timone.

Trettenuto in carcere soltanto per un anno, lo scafista tornò a piede libero in attesa che venisse svolto il processo nei suoi confronti. Erano infatti venuti a scadere i termini entro i quali era possibile mantenere la misura di custodia cautelare.

Uscito dunque dalla cella dove era stato rinchiuso, il 42enne non perse tempo, tornando a collezionare crimini. Nei suoi confronti è stata spiccata una denuncia per ricettazione nel 2016 e per droga due anni dopo. Non solo. Lo scorso mese di luglio, ancora una volta ubriaco, lo straniero tentò di superare a tutta velocità un posto di blocco, rendendosi responsabile di un incidente. A causa di ciò fu nuovamente arrestato e condotto dietro le sbarre, come disposto dal giudice del tribunale di Terni. Alla fine della pena lo attendeva l’espulsione, ma all’ultimo momento il tunisino trovò il modo di evitare il rimpatrio.

Accompagnato al Centro di permanenza e rimpatrio di Bari, fece infatti immediatamente richiesta di protezione internazionale, riuscendo così a fare ritorno a Terni. Qui lo straniero ha poi provveduto ad unirsi in matrimonio con una donna italiana: le nozze sono state celebrate il mese scorso.

In queste ultime ore, finalmente, l’arresto definitivo. La corte d’assise del tribunale di Siracusa lo ha condannato a 11 anni e 8 mesi, ritendolo responsabile del naufragio avvenuto il 3 marzo del 2015.

Oltre alla pena detentiva, l’uomo dovrà pagare un risarcimento pari a 4 milioni e 400mila euro.

Ad occuparsi del fermo gli agenti dell’ufficio immigrazione, che lo hanno raggiunto nell’abitazione della consorte, dove lo hanno ammanettato. Il 42enne si trova ora rinchiuso nella casa circondariale di Terni.

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