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Uno "scudo" di soldati e filo spinato per fermare i migranti

Oltre 10mila migranti fermati in Croazia. E la Slovenia applica la tolleranza zero nei confronti di chi vuol venire in Europa

Uno "scudo" di soldati e filo spinato per fermare i migranti

(Podgorje) Il soldato sloveno in mimetica, fucile mitragliatore a tracolla, caricatori di riserva ed elmetto appeso al giubbotto tattico avanza nella boscaglia. Baffi e pizzetto biondi chiude la pattuglia con un altro militare davanti e un poliziotto in mezzo. Al loro fianco si srotola nella vegetazione il filo spinato per fermare i migranti sul confine fra Slovenia e Croazia di Podgorje. Il punto di passaggio più ambito dal flusso di clandestini che arriva dalla Bosnia, a soli 13 chilometri dall'Italia.

I militari, che si mimetizzano fra gli alberi in assetto da combattimento, sono quasi tutti veterani delle missioni all'estero dal Mali all'Afghanistan. La Slovenia non si vergogna, come da noi, di mobilitare l'esercito e innalzare una barriera lunga 179 chilometri di reticolato e pannelli nella "guerra" contro l'immigrazione illegale. Quest'anno sono stati intercettati dal confine croato 10.040 clandestini fino al 9 settembre, un'impennata rispetto al 2018 che ha registrato 9149 fino al 31 dicembre. Altri 5048 sono riusciti a passare in Friuli-Venezia Giulia da gennaio secondo i dati della prefettura di Trieste. In pratica un numero di poco minore rispetto ai 5793 sbarchi sul fronte del mare.

"Il nostro compito è osservare, monitorare e proteggere la polizia nella lotta all'immigrazione illegale. Dallo scorso agosto l'intervento delle Forze armate sui confini nazionali è stato incrementato", spiega il maggiore Nataša Zorman, una donna alta e vigorosa. Un elicottero Bell 206 pattuglia dal cielo individuando anche di notte i migranti con la camera termica. Nelle immagini dall'alto si vedono dei puntini neri avvicinarsi alla barriera. I migranti seguono il tragitto via google map condiviso da chi li ha preceduti e usano delle cesoie per aprirsi un varco nel filo spinato. L'esercito sloveno ha messo in piedi tre basi lungo il confine con la Croazia. E schierato nei pattugliamenti cinque plotoni di fanteria, 150 uomini, che utilizzano visori notturni, camere termiche e droni. "Per sorvegliare il confine una squadra specializzata lancia i velivoli senza pilota tattici, che hanno un raggio di azione di 40 chilometri", spiega il maggiore Zorman.

Viljem Toškan, comandante della polizia di frontiera di Capodistria (Koper) che parla italiano, ne ha viste tante. "In Slovenia gli immigrati illegali si nascondono e marciano di notte per non farsi scoprire - osserva l'ufficiale - Quando raggiungono l'Italia camminano apertamente per strada e aspettano che la polizia venga a prenderli. Il loro obiettivo è arrivare da voi". E fare domanda di asilo politico anche se non ne hanno diritto. "Nella nostra area di competenza abbiamo rintracciato 3100 migranti, il 25% in più rispetto all’anno scorso. Solo in luglio 800 e negli ultimi cinque giorni 150, ma appena il 20% chiede asilo politico", spiega Toškan. Gli altri vengono in gran parte rimandati indietro ai croati, che li riportano in Bosnia usando spesso le maniere forti. I migranti si lamentano di venire pestati e maltrattati con telefonini fatti a pezzi, zaini e scarpe sequestrati per evitare che ripassino il confine. "Una volta abbiamo beccato un afghano che ci aveva provato 31 volte", ricorda il comandante di Capodistria.

Ogni settimana sono previste quattro pattuglie miste con i poliziotti italiani lungo il confine fortemente volute dal precedente ministro dell'Interno Matteo Salvini. Da luglio hanno rintracciato appena 95 migranti. Questa mattina al castello di San Servolo, che domina dalla Slovenia la periferia di Trieste, gli agenti italiani di turno hanno dato forfait. Forse una malattia "diplomatica" in vista dell'insediamento del nuovo governo giallo rosso che giurava a Roma.

I poliziotti sloveni perlustrano i sentieri nel bosco e ci portano su uno dei punti di maggiore passaggio trasformato in improvvisato bivacco a cielo aperto. Accanto a un rudere nascoste dalla fitta vegetazione ci sono ancora le coperte distese a terra dai migranti. "Si cambiano i vestiti usati durante il viaggio per rimettersi in sesto prima di scendere da questo sentiero che porta all'Italia", spiega un agente sloveno delle pattuglie miste. Più che un sentiero è un budello nella boscaglia, che attraverso una scarpata spunta nella zona industriale di Trieste. Tutto attorno sono stati abbandonati un paio di scarponcini in buone condizioni, vestiti sporchi e laceri oltre a zainetti vuoti. I poliziotti fanno notare una bottiglia d'acqua minerale usata durante la traversata: "Guarda la marca. Viene dalla Bosnia".
Fino a due, tre anni fa venivano intercettati anche jihadisti provenienti dalla Siria e altri Paesi islamici: "Erano segnalati nella lista europea dei sospetti terroristi. E sono stati riconosciuti nei video di propaganda della guerra santa". Adesso i migranti illegali arrivano soprattutto dal Pakistan, dall'Afghanistan, ma pure dal Bangladesh, Turchia e Algeria. "Talvolta quando li fermiamo ci chiedono: 'Siamo in Italia?'", racconta uno dei poliziotti.

Da gennaio sono stati arrestati in Slovenia 273 passeur, 98 solo nel distretto di Capodistria compreso un italiano con il permesso di soggiorno. I migranti vengono guidati a piedi nella boscaglia nell'attraversamento dei confini oppure caricati in macchina o mini van come sardine. L'ultima retata, il 5 settembre a Celje, ha portato all’arresto di dieci persone, che avevano fatto passare almeno 280 migranti.

"Il viaggio completo dal Pakistan può costerà fino a 10mila euro - rivela il comandante Toškan - Dalla Bosnia pagano sui 2mila euro il pacchetto completo per arrivare alla destinazione finale che può essere l'Italia, ma pure la Francia. Oppure 300 o 500 euro ad ogni passaggio di confine".

L'aspetto incredibile è che i passeur "vengono a prendere i migranti illegali anche da Paesi del Nord Europa con auto a noleggio, furgoni o camper. E usano pure i taxi". La polizia slovena ha fermato pachistani e afghani che avevano richiesto l'asilo politico in Italia per poi venire a prendersi i connazionali in Slovenia guidandoli nel passaggio clandestino del confine. Fra i 91 passeur condannati a Capodistria quest'anno c'era chi proveniva dalla Spagna, dalla Svezia e dalla Germania.

"Siamo arrivati la scorsa notte a piedi dopo avere camminato per 15 giorni dalla Bosnia attraverso Croazia e Slovenia fino in Italia", spiega un gruppetto di migranti pachistani davanti alla stazione ferroviaria di Trieste. "Entrano in Friuli-Venezia Giulia ogni giorno", spiega una fonte del Giornale in prima linea su questo fronte. I dati ufficiali indicano che nel 2019 sono stati rintracciati 3204 migranti e altri 1844 si sono presentate spontaneamente nei posti di polizia.

L'ultima settimana di agosto erano arrivati in 305 soprattutto a Trieste. Solo quattro kosovari sono stati rimandati in Slovenia. al momento, però, i richiedenti asilo in regione sono 2795, il 40% in meno rispetto all’insediamento dello scorso anno del governatore leghista Massimiliano Fedriga. Molti migranti vengono trasferiti o si muovono in treno verso altre città.

"Vengo da Bihac (il capoluogo del cantone bosniaco dove si concentrano migliaia di migranti, Nda) e adesso prendo il treno per Milano", annuncia sorridente Alì, nome probabilmente inventato. In mezzo al gruppetto dei nuovi arrivati ci sono due "facilitatori" pachistani che parlano italiano e vivono a Trieste. I migranti hanno il loro numero di cellulare e ascoltano i "consigli" su come andare a fare la richiesta di asilo e del permesso di soggiorno in Questura o prendere il treno per Milano, Bologna o Firenze.

Tutto organizzato quasi alla luce del sole, come se fosse una rete ben collaudata. E forse sarà per questo che due giovani del Bangladesh incrociati su una strada del Carso ammettono: "Siamo venuti dalla Bosnia perchè l'Italia is good".

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