Se la cresta dei partigiani non indigna la sinistra

Se la cresta dei partigiani non indigna la sinistra

È bastato aprire i cassetti del Comune più rosso d'Italia. Ecco perché l'Anpi, l'Associazione dei partigiani (postumi) s'è così scaldata a sostenere la legge Fiano (Pd) per mandare in galera i venditori di gadget con fasci littori e Beniti Mussolini. Questione d'invidia, visto che probabilmente quelli con Marx, Lenin, il maresciallo Tito, Pol Pot e perfino Togliatti non hanno evidentemente altrettanto mercato. «Chissà come mai, eppure sono dei così bei personaggi», si sono chiesti. E in attesa di vedere i primi negozianti di Predappio in carcere, hanno deciso di dedicarsi a un business un po' più semplice e redditizio. E così a Sesto San Giovanni, la fortezza del comunismo più duro e puro per ben 72 anni, hanno chiesto ai sindaci amici di affittargli a prezzo di favore villa Zorn per poi subaffittarla a un ristorante dove un primo costa come mezza giornata di stipendio di un operaio. Una «cresta» partigiana di 20mila euro all'anno, incassata sbandierando la medaglia d'oro per la Resistenza e che, forse proprio per questo, nonostante la denuncia del nuovo sindaco di Forza Italia Roberto Di Stefano, non ha scandalizzato i giornali a grande tiratura e neppure la sinistra (così attenta alle campagne di moralizzazione). Righe zero per un'Affittopoli rossa che invece il Giornale ha messo in prima pagina e le cui vicende seguirà anche nelle prevedibili sabbie mobili dei palazzi di giustizia dove il sindaco ha consegnato il fascicolo e dove era stato assolto il «Sistema Sesto» delle mazzette rosse.

Perché insieme ai partigiani magnoni, alla mangiatoia degli affitti low cost sembra si siano ben pasciute anche la rossa Arci che ha lasciato da pagare un conto di 269mila euro per utenze non pagate del festival (rosso) al Carroponte e quell'Emergency di Gino Strada sempre sulle barricate a far la morale agli altri, mentre il suo affitto era di appena 350 euro all'anno. Sì, all'anno.

Ecco l'amministrazione modello della sinistra, la Stalingrado d'Italia che doveva indicare le magnifiche sorti e progressive al

proletariato in marcia. Qui di marcia c'è solo una gestione pronta a favorire gli amichetti di provata (e sinistra) fede: prima comunista, poi piddina, ieri chissà. Il solito magna magna, questa volta condito in salsa partigiana.

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