Cronache

Se pure la giustizia deraglia a Viareggio

Trentatré morti aspettano giustizia e mi auguro la abbiano presto, ma non è dando in pasto lo squalo potente e antipatico che il sistema può chiamarsi fuori e l'opinione pubblica essere appagata

Se pure la giustizia deraglia a Viareggio

Fa un certo effetto sentire un pm chiedere sedici anni di carcere per quello che è ritenuto uno dei migliori manager pubblici italiani, Mauro Moretti, oggi a capo di Finmeccanica, sette anni fa amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Il processo è quello per la strage di Viareggio del giugno 2009: il vagone cisterna di un treno merci deraglia, probabilmente per il cedimento di un carrello, in prossimità della stazione, il gas trasportato si incendia e lo scoppio semina morte e distruzione negli edifici adiacenti. Alla fine si conteranno 33 vittime, 11 morte sul colpo le altre in ospedale per via delle gravissime ustioni. Tra di loro tante donne e bambini.

Non solo i superstiti e i parenti delle vittime, penso che tutti gli italiani abbiano diritto di sapere chi sono i responsabili di quell'incidente e pretendere che gli stessi paghino i loro errori di fronte alla giustizia. Di solito avviene che pagano i pesci piccoli e gli squali la fanno franca. Noi siamo per la caccia agli squali, ma la domanda è: Mauro Moretti, l'uomo che con l'alta velocità ha fatto dell'Italia un paese moderno, che ha disincrostato le ferrovie del sindacalismo parassita, che per questo è stato insignito dal presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere, è uno squalo?

Moretti ha la fama di duro, e se non lo fosse non sarebbe riuscito a fare quello che ha fatto. Ma la domanda esatta è: può un manager che ogni giorno gestisce settantamila ferrovieri, quindicimila chilometri di binari e migliaia di convogli essere a perfetta conoscenza, e quindi penalmente responsabile, di ogni singola omissione, disfunzione o anomalia al punto da risponderne con sedici anni di carcere per una sorta di omesso controllo come se si trattasse di un killer che uccide per professione?

Trentatré morti aspettano giustizia e mi auguro la abbiano presto, ma non è dando in pasto lo squalo potente e antipatico che il sistema può chiamarsi fuori e l'opinione pubblica essere appagata. Sarebbe un po' come dare l'ergastolo ai padroni di Facebook o Google perché sui loro binari virtuali la libertà deraglia seminando morte, come accade coi terroristi. Le punizioni esemplari vanno bene, ma se si sbaglia obiettivo ci rimettiamo tutti.

E in questo caso anche il sistema Paese, al quale Moretti ha dato e sta dando tanto.

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