Se telefonando...

Se telefonando...

Ci sono voti che si contano, altri che si pesano. E quelli di Grillo sono pesanti da digerire, anche per lo stomaco robusto di politici navigati. Per questo mi ha sorpreso l'apertura di Matteo Salvini: «Se alle elezioni non ci saranno vincitori potrei chiamare Grillo». Che poi vorrebbe dire chiamare Travaglio, il pm Davigo per cui «una persona assolta non è un innocente ma un colpevole che l'ha fatta franca», vuol dire mettersi in affari con una società privata (la Casaleggio associati), con la Raggi e con la Appendino.

A parte che Grillo, letta la notizia, ha fatto sapere di aver staccato il telefono perché ritiene la Lega un partito di impresentabili, ci piace pensare che quella di Salvini sia solo una provocazione da marito geloso e indispettito dal gossip ampiamente e ripetutamente smentito dagli interessati - che circola su possibili telefonate post elettorali tra Berlusconi e Renzi. Dovessi scegliere se accompagnarmi a Renzi o a Grillo, lo dico sinceramente: tutta la vita il primo. Ma parliamo di un'ipotesi da scongiurare con ogni mezzo. Primo fra tutti l'uso del telefono tra Salvini e Berlusconi (i centralinisti di buona volontà non mancano), perché una telefonata come diceva il celebre spot allunga la vita, anche quella del centrodestra.

Cosa succederà se gli italiani decideranno di non dare nelle urne la maggioranza a nessuno dei tre blocchi (centrodestra, centrosinistra, Cinquestelle) lo si vedrà. Ma ipotizzare già ora soluzioni innaturali, come sarebbe un accordo tra Lega e Grillo, crea solo confusione e smarrimento tra gli elettori. Più sarà percepito in questi mesi di campagna elettorale un centrodestra solidale e unito nel fare argine alla deriva grillina, meno probabile sarà la necessità di fare alla fine una telefonata extraurbana, a sinistra o destra che sia. Viceversa, più aumenta la litigiosità, più le linee resteranno aperte.

Però, caro Salvini, mi raccomando.

Qualsiasi cosa accadrà, qualsiasi sarà il risultato, se messo alle strette proclama pure l'indipendenza, molla Berlusconi e denuncia Renzi, ma non vendere la gloriosa Lega a un comico e alla sua corte dei miracoli. In politica si può sbagliare molto ma non la linea, non per soddisfare ambizioni personali.

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