Cronache

La seconda vita di Spelacchio: dal suo legno gadget e casette

Spelacchio lascerà piazza Venezia questo giovedì. Dopo giorni di incertezze e una mattinata all'insegna dei tentennamenti, il Campidoglio scioglie ogni riserva e opta per il "riuso creativo". E il M5s gli organizza una festa

La seconda vita di Spelacchio: dal suo legno gadget e casette

Ma che fine fanno gli alberi di Natale quando le feste di Natale finiscono? La curiosità di ogni bambino, vera e propria ossessione del popolo ecologista, si è trasformata in una preoccupazione condivisa. Almeno a Roma. Almeno da quando Spelacchio – abete consegnato ormai alla storia – è arrivato in città. È l’albero dei record. Il meno longevo: è vissuto solo sedici giorni. Il più chiacchierato: dai social alla carta stampata, la sua fama è arrivata persino in Ghana. È di gran lunga il più tenero: brutto, inadeguato e così sfortunato da non arrivare vivo al fatidico traguardo del 25 dicembre. Spelacchio incarna i peggiori incubi di ognuno di noi. Impossibile non provare per lui un minimo di solidarietà. Certo, non proprio una bella cartolina per la Capitale, ma perfettamente in linea con il sentimento di precarietà esistenziale dei romani che hanno passato le festività natalizie ad esorcizzare il diluvio universale a suon di sfottò. La sua mancanza, comunque la si veda, si farà sentire. Si rincorrono ormai da giorni le voci sulla sua imminente rimozione. Gli operai hanno iniziato a spogliarlo degli addobbi solo questa mattina, poi si sono interrotti. Prendono tempo. Il Campidoglio ancora non sa bene come muoversi, ma sa che dovrà farlo con cautela perché questa storia gli è già costata più di un imbarazzo.

Qualcuno sentenzia: “Secondo me ce lo teniamo fino a Pasqua”. Ma il destino dell’abete è segnato: giovedì lascerà la piazza. A dissipare ogni dubbio, nel pomeriggio, è arrivata una nota della giunta capitolina che ha annunciato di voler fare “di questa star internazionale un esempio di riuso creativo”. Grazie ad un accordo con la comunità della Val di Fiemme, dal legno dell’albero verranno ricavati portachiavi, matite e anche una casetta in legno dove le mamme potranno accudire i loro bambini. I ritardatari ne approfittano e, in tempo di saldi, si affrettano ad accaparrarsi la loro “photo opportunity”. Già da ieri notte il via vai è stato continuo. Lia ha ottantadue anni e i capelli raccolti in un grazioso chignon. Perché è in giro a quell’ora? “Ho sentito che lo avrebbero levato stanotte – dice – e sono venuta apposta perché ancora non lo avevo visto”.

Tira un sospiro di sollievo chi temeva che il futuro del povero abete sarebbe stata una discarica maleodorante: il colmo per un città in perenne emergenza rifiuti. E invece di Spelacchio non si butterà nulla. Neppure le decine di bigliettini che i romani hanno lasciato sul suo tronco, pronti ad essere raccolti dal Campidoglio in una pubblicazione digitale. La sua seconda vita sarà meno grama della precedente. In piazza Venezia c’è chi se lo augura: “Mi piacerebbe che venisse utilizzato a scopo benefico, almeno si convertirebbe un insuccesso in qualcosa di positivo”. Niente da fare per una coppietta che si sbaciucchia sotto alle sue fronde rinsecchite. È costretta ad amoreggiare in piedi e allora dice la sua: “Dovrebbero farci delle panchine, qui in piazza mancano”.

Spelacchio farà compagnia ai suoi colleghi. Il legno di Vittorio, il cugino ricco di piazza Duomo, si trasformerà in arredo urbano. Quello di Rigoglio, il gemello diverso di piazza San Pietro, prenderà le sembianze di giocattoli per bambini. Ma c’è chi è deluso, perché avrebbe voluto vederlo in bella mostra in un museo di arte contemporanea o trasferito in qualche altro angolo della città. “Qui non lo lascerei – commenta un ragazzo – però lo sposterei altrove perché è diventato il simbolo della simpatia di noi romani, che riusciamo ad ironizzare anche sugli avvenimenti tristi”. Non tutti sono dello stesso avviso. Ogni anno i residenti combattono con il turn over degli abeti che, al netto di quello che costano, difficilmente incontrano l’approvazione unanime. Per un signore sulla cinquantina quindi: “Tanto vale tenersi Spelacchio e addobbarlo ogni Natale”. Ma per l’albero più famoso del mondo il gruppo capitolino del Movimento 5 Stelle ha già organizzato una vera e propria festa d’addio.

L’appuntamento per l’ultimo saluto è per giovedì prossimo a piazza Venezia.

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