Cronache

La sentinella a guardia del cuore

Il pacemaker è la soluzione per la fibrillazione atriale. In Italia colpisce il 15% degli over 75

Oltre un milione di persone in tutto il mondo hanno un pacemaker o un defibrillatore cardiaco impiantato. In Italia ogni anno si impiantano circa 30mila pacemaker e 20mila defibrillatori in oltre 450 centri di elettrofisiologia, ma meno di 90 quelli con elevata esperienza e professionalità che eseguono centinaia di impianti all'anno.

Parliamo di aritmologia con il dottor Pierpaolo Lupo, milanese, cardiologo, 48 anni, aiuto corresponsabile del Centro di aritmologia ed elettrofisiologia ad alta specialità dell'ospedale Policlinico San Donato, un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, sede dell'università di Milano, diretto dal dottor Riccardo Cappato, si avvale della consulenza del professor Furlanello. Una struttura che ha raggiunto livelli di eccellenza nel mondo e contribuisce all'evoluzione e all'utilizzo di tecniche di ablazione trans-catetere nel trattamento delle diverse forme di aritmie cardiache, in particolare nella terapia della fibrillazione atriale.

«La fibrillazione atriale un tempo era affrontata solo con cure farmacologiche, con una percentuale di successo non superiore al 60 per cento, oggi - ricorda il dottor Lupo - si può intervenire con la cardiologia interventistica, vale a dire con le metodiche di ablazione transcatetere. La fibrillazione atriale è una delle più diffuse aritmie ed è associata ad un rischio significativo di complicanze tromboemboliche. Causa un vero e proprio cortocircuito del cuore, con battiti non solo accelerati, ma anche irregolari. Questa patologia colpisce oltre quindici anziani su cento dopo i 75 anni, ma non risparmia nemmeno giovani e atleti. La crisi, che arriva improvvisa ed inaspettata, ha un forte potere debilitante: si hanno vertigini, difficoltà respiratorie e si può arrivare a perdere coscienza. Il risultato è un netto peggioramento della qualità della vita, con un senso di insicurezza e di ansia che spinge a modificare drasticamente le proprie abitudini. All'opposto, il rischio di sviluppare bradicardia, ossia una frequenza cardiaca eccessivamente rallentata, aumenta - aggiunge il dottor Lupo - nei soggetti con più di 65 anni, o nei soggetti che sono affetti da determinate cardiopatie o assumono particolari farmaci. Solo il medico è in grado di stabilire se esista una condizione patologica o se il rallentamento della frequenza cardiaca sia in realtà fisiologico o correlato a una situazione potenzialmente correggibile. Per una diagnosi corretta, oltre al necessario ed indispensabile inquadramento clinico, si prescrivono esami diagnostici tra i quali: elettrocardiogramma (ECG); ECG sotto sforzo; monitoraggio Holter (ECG in continuo per 24-72 ore); in casi selezionati, studio elettrofisiologico intracavitario (SEF). Per correggere la bradicardia sintomatica, cioè un ritmo cardiaco lento che in alcuni casi può portare a svenimenti, si impianta un pacemaker, un dispositivo che invia impulsi elettrici discreti per correggere o ripristinare il ritmo cardiaco troppo lento. Infatti alle basse frequenze il cuore non è in grado di pompare in circolo una quantità di sangue ossigenato sufficiente a soddisfare le richieste dell'organismo durante le normali attività o l'esercizio». Il pacemaker è un piccolo involucro di metallo contenente un circuito elettronico ed una batteria, collegato ad un filo (elettrocatetere) che raggiunge il cuore attraverso il sistema venoso. Quelli di ultima generazione sono compatibili con la Risonanza magnetica nucleare, cioè consentono al paziente di sottoporsi a questi esami diagnostici. «Riguardo questo ultimo punto, l'esperienza del nostro Centro, in collaborazione con il dipartimento di radiologia, ha permesso - precisa il dottor Lupo - di eseguire in totale sicurezza indagini di Risonanza magnetica nucleare anche nei pazienti portatori di pacemaker e defibrillatori convenzionali». La procedura per l'impianto di un pacemaker viene eseguita in anestesia locale e la maggior parte dei pazienti è dimessa entro 24 ore. Entro pochi giorni i pazienti tornano alla normale attività. Quali altre procedure vengono eseguite nel vostro Centro?

«Grazie ad un'equipe medica ed infermieristica di elevata esperienza, siamo in grado di affrontare tutte le problematiche aritmologiche. Tra queste voglio ricordare le procedure di estrazione di elettrocateteri di PM/ICD mediante sistemi meccanici o ad energia Laser e gli impianti di defibrillatore totalmente sottocutaneo senza elettrocateteri endocardici (tecnologia sviluppata dal dottor Cappato).

Inoltre, la particolarità della nostra struttura, caratterizzata da una cardiologia e cardiochirurgia pediatrica di primissimo livello, ci ha permesso di sviluppare esperienza in questo ambito della aritmologia con un ambulatorio dedicato ai bambini con problematiche aritmiche gestito dal dottor Guido De Ambroggi.

Ci occupiamo inoltre dell'impianto e gestione dei PM in età pediatrica e della terapia clinica o interventistica delle aritmie in presenza di cardiopatie congenite, di cui si occupa in modo particolare la dottoressa Sara Foresti».

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