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Senza le opere pubbliche non parte nulla

Il governo, varando il decreto che eroga aiuti finanziari alle imprese, ha fatto come quel genitore che, per aiutare un figlio che voleva fare il carrettiere, gli regalò il carro, la frusta e le redini, ma si dimenticò i cavalli

Senza le opere pubbliche non parte nulla

Il governo, varando il decreto che eroga aiuti finanziari alle imprese, ha fatto come quel genitore che, per aiutare un figlio che voleva fare il carrettiere, gli regalò il carro, la frusta e le redini, ma si dimenticò i cavalli. Il mega decreto governativo (mega anche per la quantità di articoli di cui è composto) serve solo se nel prossimo futuro le imprese potranno fare un fatturato e ricavarne un reddito con cui ripagare i prestiti. Diversamente servirebbe solo a portare le imprese alla soglia del fallimento, distruggendone capitale sociale e garanzie fornite dagli imprenditori alle banche. Dunque, occorre che assieme al carro, il governo faccia arrivare i cavalli, con decreti rapidi, per aprire le stalle delle imprese in cui sono chiusi, per sua decisione. Fuor di metafora, vanno sbloccate con rapidità, le produzioni di economia di mercato che non generano problemi di contaminazione da coronavirus. In primis, quelle facilitate dal basso costo del denaro dovuto alla depressione economica creata dal virus e dalla desertificazione delle strade, creata dalle contromisure sanitarie. Dunque, i lavori stradali, che con le autostrade semideserte si fanno meglio e servono per rifare i tanti cavalcavia a rischio, costruiti moltissimi anni fa e sottoposti a intenso traffico che li ha logorati (si veda il ponte Anas crollato ieri in provincia di Massa-Carrara). Come il Morandi, che ora viene ricostruito con grande rapidità con un commissario che ha velocizzato le procedure e un'équipe di lavoratori che, per la natura stessa del lavoro, hanno una protezione totale del corpo e del viso. L'elenco delle grandi, medie e piccole opere che occorre sbloccare e che, per la natura del lavoro, non generano rischi di contaminazione e danno un buon reddito di mercato, o quasi mercato, è molto ampio. Basti pensare ai lavori ferroviari, a quelli portuali, a quelli per la banda larga.

Ma c'è un'altra priorità, quella dell'industria siderurgica e metalmeccanica. Nella siderurgia i lavoratori sono ben schermati, data l'attività che svolgono. Abbiamo la paradossale situazione di un'impresa siderurgica di Brescia, che ha due stabilimenti in Germania, che sono aperti mentre quello nel bresciano è chiuso. Ci sono due debolissime ragioni, per cui il Grande fratello che presiede alla fase 1 del Coronavirus, da Roma, con decreti del presidente del Consiglio, ha chiuso questo stabilimento: perché non farebbe parte dei servizi essenziali d'emergenza e vi sarebbero rischi di contaminazione dei lavoratori nell'impresa, prima e dopo l'ingresso in essa. La prima motivazione è errata. Senza l'acciaio non si fanno i tubi e senza i tubi non si trasportano i gas e i liquidi. Inoltre senza l'acciaio non si fanno i respiratori e il fil di ferro, le viti, e ogni attrezzo, comprese le macchine agricole per i raccolti. Inoltre, gli addetti alle acciaierie vi possono andare nella propria auto o con autobus dell'azienda, in modo da non contaminare nessuno, ove abbiano il virus e siano asintomatici. Per le industrie meccaniche, comprese quelle dei mezzi di trasporto, è facile creare, sul lavoro, misure di sicurezza, perché molta parte è automatizzata e si avvale di robot.

Come si possono fare i raccolti, se mancano le macchine agricole e i pezzi di ricambio? Come si possono portare le derrate, se mancano camion e autobotti? Ecco così che vanno sbloccati i due cavalli delle opere pubbliche e della filiera siderurgica e metalmeccanica. Ma rimane la domanda: a che serve finanziare l'export se non si sbloccano filiere del made in Italy come l' abbigliamento (che fa anche mascherine) e l'arredamento (che produce anche i letti)?

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