“Questo Sinodo è la fine di una Chiesa che giudica le persone e potrebbe essere l’inizio di una Chiesa nuova”, è quanto ha dichiarato il vescovo di Gand, Monsignor Lucas Van Looy, intervenendo oggi al briefing sui lavori del Sinodo. Una Chiesa che si preoccupi maggiormente di accompagnare, più che di giudicare le persone. Insomma, la parola accompagnamento è stata una delle parole chiave di queste tre settimane di Assemblea. Ed è stata rivolta anche alle persone omosessuali, come è stato confermato dai cardinali che oggi hanno fatto il punto sui lavori. “Il tema non è stato un tabù per questo Sinodo”, ha affermato il cardinale Gerald Cyprien Lacroix, arcivescovo metropolita di Quebec. Certo, ha detto il cardinale, “questo è stato un Sinodo sulla famiglia e non sugli omosessuali, ma abbiamo dedicato molto spazio a questo tema, sul quale abbiamo discusso in maniera aperta e condivisa”.
Il cardinale Turkson, ghanese, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha inoltre ribadito che non si può ancora pretendere una apertura totale su questo tema da parte dei Paesi africani. “Se incoraggiamo le persone a non criminalizzare il fenomeno dell’omosessualità, non dobbiamo nemmeno vittimizzare chi ha problemi ad accettare questo fenomeno”, ha detto il cardinale. Turkson a questo proposito ha ricordato come negli anni ’70 sui libri di psicologia su cui studiavano gli studenti statunitensi l’omosessualità era considerata “anormale”, e quindi, come qualche anno fa la questione era un tabù negli Usa, oggi lo è per alcuni Stati africani, ai quali deve essere data la possibilità di “accrescere la propria comprensione di questa esperienza”. Poi ha concluso ironicamente: “a chi pensa che in Africa l'omosessualità sia un tabù, direi di visitare prima la Russia o gli Stati arabi”. Il Sinodo, in ogni caso, non offrirà “ricette miracolo” su queste questioni, ha affermato il cardinale Lacroix, e chi se le aspetta, ha detto, “resterà deluso”. Il tema dell’approccio pastorale nei confronti delle persone omosessuali, a detta dei cardinali, potrebbe essere comunque presente nella Relatio Finalis del Sinodo, che i presuli si stanno accingendo ad ultimare.
“Tutti i punti sollevati dai padri sinodali sono stati rispecchiati nel documento”, ha detto il cardinale Turkson. Un documento nel quale sono stati fatti confluire 1355 modi, tra emendamenti, proposte e osservazioni sulle tre parti del documento base. Il testo, assicura Turkson, sebbene ci sia stata una grande differenza di “approccio” da parte dei partecipanti, non sarà il risultato dello “scontro tra due blocchi”. “Non lavoriamo ad un testo legislativo”, ha poi precisato il cardinale Lacroix, e quindi “il fatto che non ci sia unanimità non è una cosa grave”. Più importante, ha sottolineato il cardinale Turkson, è, come ha affermato il Papa, il raggiungimento della “sinodalità tra i vescovi locali per portare avanti l’universalità della Chiesa”. “Speriamo che domani quando ascolteremo il risultato finale potremo applaudire tutti”, ha infine auspicato il cardinale.
Ora, infatti, tutto è nelle mani del Papa. Che ieri è già intervenuto a sorpresa con l’annuncio dell’istituzione di un nuovo dicastero con competenze su laici, famiglia e vita, nel quale confluiranno i rispettivi pontifici consigli, e sul quale già lavora una commissione che ne delineerà le competenze specifiche. Una riunione a tale scopo, secondo quanto ha annunciato oggi padre Lombardi, si terrà già nel mese di dicembre. L’annuncio di Papa Francesco sul nuovo dicastero, “è un po’ il termine di un processo”, ha detto il cardinale Turkson. Il Santo Padre infatti, già ne aveva parlato con i vari dicasteri e con i cardinali nell’ultimo Sinodo, ma per ora, afferma il cardinale ghanese, non si sa “nulla di più preciso” su questo nuovo passo in avanti del Pontefice nella riforma della Curia.
Ed è sempre a sorpresa che, dunque, potrebbe arrivare domani l’annuncio della pubblicazione o meno della Relatio Synodi, di cui ieri il relatore generale, il cardinale ungherese Erdó, ha introdotto una bozza ai padri sinodali.
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