Cronache

Siria, trappola dei ribelli anti-Assad: patatine ai bimbi, poi la strage

In Siria sabato scorso un'autobomba sugli sciiti ad Aleppo ha ucciso 68 bambini. I ribelli li avrebbero radunati con l'inganno regalando patatine

Siria, trappola dei ribelli anti-Assad: patatine ai bimbi, poi la strage

L'esplosione, l'odore della morte. E poi il sangue che scorre lungo il marciapede vicino agli autobus carichi di uomini, donne e bambini. Soprattutto bambini. Nell'attentato consumato ad al-Rashideen, sobborgo vicino ad Aleppo in Siria, hanno perso la vita circa 120 persone. Di queste, 13 sono le donne e 68 i minorenni. Una strage di giovani vite.

Si è discusso molto nei giorni scorsi dei raid aerei con bombe chimiche che il governo guidato da Assad avrebbe condotto il 4 aprile a Khan Sheikhoun (smentito sia dalla Russia che dal governo siriano). In quell'occasione morirono 68 persone e le immagini dei corpicini dilaniati dal gas provocarono sdegno internazionale. Sdegno che però non si è registrato per i 68 bambini sciiti uccisi dall'attentato di sabato scorso.

Eppure la crudeltà è stata pari, se non peggiore. Perché secondo quanto emerge dalle testimonianze, i terroristi avrebbero messo in atto una vera e propria trappola per uccidere quanti più innocenti possibili. Subito dopo l'esplosione del pickup carico di tritolo, i presenti hanno raccontato un episodio fino ad ora passato in sordina: "Hanno iniziato a distribuire delle patatine e i bambini sono corsi verso il veicolo", ha urlato un testimone ai media locali come riportato dal Corriere. Adesso a corroborare queste dichiarazioni ci sono pure alcune immagini. Nei video che circolano in queste ore in Rete (guarda il video) è possibile distinguere i ragazzini fare a gara per assicurarsi i desiderati pacchetti: i bimbi sono felici, si spintonano pur di conquistare quel momento di pace. Ma si trattava solo di un tranello, un inganno che ha fatto leva sulla fame di cittadini stremati da anni di guerra. Poco dopo infatti è esplosa l'autobomba che ha ucciso 120 di loro.

Il filmato che mostra l'esca messa in atto dagli attentatori sembra essere assolutamente autentico. Per verificarlo basta incrociare le immagini con i servizi pubblicati da giornalisti e agenzie di stampa internazionali nelle ore precedenti la strage: sia nel video-denuncia che nei filmati trasmessi delle tv sono presenti gli stessi autobus carichi di civili. Inoltre, in un reportage realizzato da Orient News, alle spalle del cronista spunta un bimbo con la maglia gialla e le maniche azzurre, la stessa t-shirt che si vede nella calca di minorenni accorsi per accaparrarsi le patatine. Si tratta con ogni probabilità di uno dei 68 piccoli caduti nella trappola e rimasti uccisi dall'autobomba.

E pensare che doveva essere una giornata di tregua armata. I pullman rimasti coinvolti nell'attacco trasportavano circa 5mila cittadini delle città di Fua e Kafraya, due enclavi governative nella provincia di Idlib controllata dai ribelli. Erano stati caricati su 75 mezzi tra autobus e ambulanze per essere trasportati fino ad Aleppo, Damasco e Latakia. Un'operazione che rientrava nell'ambito del "Four Towns deal", il "patto delle quattro città" firmato dalle parti in causa in Siria sotto con la mediazione di Iraq e Iran: gli sciiti (filo-governativi) potevano evacuare Fua e Kafraya, mentre le milizie anti-Assad erano libere di far uscire la popolazione da Madaya e Zabadani, città in mano ai ribelli e assediate dalle forze governative e delle milizie sciite di Hezbollah.

La bomba però ha rotto il patto, trasformando la tregua nella strage degli sciiti. I ribelli hannonegato ogni coinvolgimento. Ma le ombre rimangono.

E sono ombre macchiate dal sangue di 68 bambini innocenti, prima ingannati e poi uccisi.

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