Cronache

"Solo due giorni fa...". Il ricordo straziante di un'amica di una vittima della Marmolada

Maria Elena ha affidato ai social l'ultimo messaggio per l'amico Paolo Dani, uno degli alpinisti morto sulla Marmolada a seguito della frana

"Solo due giorni fa...". Il ricordo straziante di un'amica di una vittima della Marmolada

Sono solo tre, finora, i morti riconosciuti dai parenti tra le vittime della Marmolada. Tra loro c'è Paolo Dani, uno dei più esperti conoscitori delle Dolomiti. Dal 2012 al 2020, Paolo Dani è stato a capo del soccorso alpino di Recoaro - Valdagno, dove era già vicecapo. Ma era anche tecnico di elisoccorso nella base di Verona dal 2003 e istruttore regionale dal 2006. Inoltre, era una guida alpina qualificata e questo dà la misura di quanto, quello che è accaduto, fosse realmente imprevedibile in tali dimensioni.

"Scusa se non ti ho risposto Paolo, ma tra il bimbo e il solito tram tram quotidiano... sai com'è. Mi dispiace, avrei potuto scriverti di non andare, di rimandare la salita, proprio tu che due giorni fa ricordavi di essere cauti sui ghiacciai, proprio tu che vivevi la montagna con prudenza, con moderazione, tu che mi hai insegnato tanto", scrive sui social un'amica di Paolo Dani il giorno dopo la tragedia della Marmolada. Maria Elena, questo il suo nome, non si dà pace. "Non so cosa scrivere, non so se ha senso scrivere tutto questo, tanti pensieri e ricordi riempiono la mente, spero che gli ultimi istanti siano stati lievi, spero che coloro che erano con te si siano sentiti al sicuro, quella sicurezza che solo tu riuscivi a infondere. Ciao Paolo Dani, ciao guida alpina mancherai molto. Un abbraccio forte alla tua famiglia e alle famiglie di coloro che hanno perso i loro cari", conclude la donna, evidentemente sconvolta dalla perdita dell'amico.

Paolo Dani è stato recuperato nelle ore immediatamente successive all'incidente e i suoi cari potranno dargli l'estremo saluto, quel gesto che aiuta in qualche modo a elaborare il lutto. Ma non tutti, avvertono i soccorritori, potranno essere portati a valle. "Abbiamo recuperato subito morti e feriti in superficie, poi abbiamo perlustrato con la vista e l'udito, quindi sono entrati in azione sette unità cinofile e una sorta di sonar che riesce a captare gli strumenti elettronici che rimandano segnali (i cellulari) anche se sepolti. Alcune delle vittime erano in cordata ma seguendo la corda abbiamo anche recuperato chi era più in basso ed è stato travolto dagli escursionisti", spiega Walter Cainelli, presidente del soccorso alpino Trentino. "Mi spiace dire ai parenti dei dispersi che forse non potremmo recuperare i loro cari", dice con amarezza l'esperto.

La sua è una triste consapevolezza frutto di una grande conoscenza del territorio: il numero dei dispersi non viene aggiunto a quello delle vittime, ma chi conosce la montagna sa che solo un miracolo potrebbe restituire qualcuno ancora in vita.

Commenti