Cronache

"Sono figlio di un partigiano", sindaco dem contro la targa per Norma Cossetto

"Sono figlio di un partigiano", così il sindaco dem di Druento si schiera contro la proposta di intitolare una targa a Norma Cossetto

Norma Cossetto a 23 anni
Norma Cossetto a 23 anni

Sedici anni fa, il nostro legislatore metteva fine a una lunga stagione di oblio. Infoibamenti, annegamenti e fucilazioni in Istria, Fiume e Dalmazia iniziarono nel 1943 e durarono sino agli anni Cinquanta. Nel silenzio assordante. Un silenzio vergognoso, rotto dalla legge che istituì il Giorno del Ricordo, raccomandando alle istituzioni di adoperarsi per rinnovare e conservare la memoria di quei terribili fatti. Eppure, come insegna la cronaca di questi giorni, ci sono realtà dove le incrostazioni di un'ideologia tramontata ancora avvelenano il ricordo.

È il caso di Druento, nel Torinese. In questo comune di ottomila anime non c'è ancora una targa né una strada che ricordi le vittime del comunismo titino. Così alla consigliera di centrodestra Francesca Morucchio è venuta un'idea che si è trasformata in ordine del giorno. Nulla di particolare, solo l'intitolazione di un luogo alla memoria di Norma Cossetto. Perché Norma, violentata e gettata in una foiba a 23 anni, è diventata il simbolo delle barbarie che si sono consumate nel confine orientale. Nella breve vita della Cossetto non ci sono macchie.

La sua unica colpa? Essere italiana in un periodo in cui quell'identità era una condanna a morte. Nulla di più. Lo riconobbe anche il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, quando nel 2005 le conferì la medaglia d'oro al valor civile. Insomma, la Morucchio non poteva certo immaginare che la sua proposta, calendarizzata proprio per il 10 febbraio, avrebbe incontrato veti e resistenze. Così, stamani, quando ha aperto i giornali è letteralmente caduta dalla sedia.

Il sindaco Carlo Vietti, eletto con la lista di centrosinistra "Insieme per Druento", dalle colonne dell'edizione locale de La Stampa ha fatto sapere che, lui, voterà contro. "Sono figlio di un partigiano, la mia lista è dichiaratamente antifascista e Druento ha una piazza dedicata a dodici martiri ammazzati per rappresaglia dai nazifascisti, quindi voterò contro", ha dichiarato il primo cittadino. E non solo: per il sindaco, questa proposta, formulata "a pochi giorni dal ricordo della Shoah" sarebbe addirittura "una vergogna".
"Mai e poi mai - racconta la Morucchio, ancora incredula, ai nostri taccuini - mi sarei aspettata una risposta del genere".

Ma cosa organizzerà il Comune per celebrare il Giorno del Ricordo? "Nulla", risponde la consigliera. Nel giorno della solennità è prevista, invece, la votazione per conferire la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre. Simbolo anche lei, al pari della Cossetto, degli orrori del Novecento. "Non sapevo che ci sarebbe stata anche questa votazione. Ma che problema c'è? Anzi, sarebbe bello mettere al centro due donne, due storie, e creare un momento di condivisione al di là delle ideologie". "Io - conclude - non mi arrendo, spero che in questi giorni si raffreddino gli animi e che il sindaco si renda conto dell'assurdità delle sue posizioni".

"Sono inorridita al pensiero che a sinistra ancora si voglia negare per pregiudizio ideologico il ricordo a una ragazza violentata, seviziata e uccisa solo perché italiana”, replica Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d'Italia. "La celebrazione del 10 febbraio è un dovere istituzionale", annota la parlamentare, che si è detta pronta "a segnalare questo triste episodio alla Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza e istigazione all'odio". Sulla stessa lunghezza d'onda è anche Maurizio Marrone, capogruppo FdI in Consiglio regionale del Piemonte.

"La Regione - promette - darà segnali forti e concreti per consentire al Giorno del Ricordo, finora celebrato un po' sottotono, di raggiungere i cuori dei piemontesi".

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