Cronache

"Spaccate la testa al Duce". Così educano i bambini

"Spaccate la testa al Duce". Così educano i bambini

Ma bravi. Proprio bravi i soliti violenti dei centri sociali che spingono degli ignari bambini a prendere a randellate la testa di un Duce. Fino a spaccarla, per poi veder cadere a terra come premio una manciata di caramelle tra le risate idiote dei grandi. Per instillare loro (devono aver pensato quei geni che hanno ideato il macabro giochino) il riflesso pavloviano dell'antifascismo violento fin dalla più tenera infanzia. Comportamento grave quello della solita feccia dei centri sociali, ma ancor più da condannare per la presenza sul luogo dell'orrore di un vicesindaco (donna) che invece di applaudire la genialata, forse ai suoi cittadini dovrebbe dare ben altro esempio. Ma veniamo ai fatti. Il tutto succede a Macerata nell'assolato 25 Aprile, giornata festiva (o semifestiva, almeno a leggere il diluvio di profili social che ormai invece di celebrare la Liberazione, hanno preferito issare la bandiera di san Marco sui loro profili). Lo scenario è piazza Battisti, di Macerata appunto, dove la tragedia di piazzale Loreto, con l'avallo del Comune si trasforma in un'oscena farsa che perpetua ancora una volta l'orrore della «macelleria messicana». Servendosi, per di più, delle innocenti mani dei bambini, invitati dai soliti collettivi che mascherano i loro istinti violenti con un inutile velo di antifascismo militante, a spaccare la testa di un Benito Mussolini appeso a testa in giù. Rotto il cranio, ecco le caramelle, mentre i più grandi si divertivano (si fa per dire) a prendere a calci il corpaccione del Duce e un altro manichino con maglietta nera e croce celtica. Un comportamento bestiale che si commenta da sé, più che per la solita violenza intrinseca nell'ideologia comunista di questi cattivi maestrini a cui in Italia tutto è permesso (dall'assalto ai cantieri della Tav, all'aggressione dei banchetti elettorali di CasaPound o della Lega come è successo ancora ieri a Trieste) per il coinvolgimento in questo schifo di bambini e ragazzini che forse si vorrebbero educare al mantra sinistro (e della sinistra) che «uccidere un fascista non è reato». Partendo con le mazzate a un fantoccio e finendo magari con il cranio di un candidato al Consiglio comunale. Perché con la violenza non si scherza. E così se a colpire è l'organizzazione della Palestra Popolare Macerata e dal Collettivo Antifa locale, a mettere forse ancora più inquietudine è la presenza in piazza del vicesindaco Stefania Monteverde che a leggere le cronache sembra non aver fatto nulla per impedire che dei minori fossero coinvolti nella macabra rappresentazione. Anzi, sarebbe stata la stessa Monteverde a definire questo come un «pezzo dell'Italia democratica, antifascista, antirazzista». Dicendosi per di più «contenta che i bambini vedano questo». Parole dette a ragion veduta, dato che la suddetta è non solo vicesindaco di Macerata, ma anche assessore alla Cultura. Sì, proprio così, alla Cultura con deleghe ai Beni culturali, Turismo, Città creativa, Centro storico, Università, Scuola, Nidi d'infanzia.

Ecco, se il suo modello di cultura, città creativa, università, scuola e nidi d'infanzia è un fantoccio del Duce a cui far spaccare la testa dai bambini in cambio di un pugno di caramelle, ecco forse a Macerata (ma non solo a Macerata) c'è qualcosa che non funziona.

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