A star bene si impara da giovani: la parola alla scienza

I risultati di due ricerche italiane dimostrano gli effetti benefici dell'attività motoria sui bimbi

A star bene si impara da giovani: la parola alla scienza

Programmi di educazione motoria e al gioco rivolti ai bambini della scuola primaria producono effetti benefici quali miglioramenti nell'efficienza fisica, cognitiva e nell'acquisizione di competenze sociali. A confermare queste tesi sono due progetti coordinati, rispettivamente, dall'Università degli Studi di Roma Foro Italico e dall'Istituto di Medicina dello Sport di Torino, con il supporto dell'iniziativa di responsabilità sociale Kinder+sport del Gruppo Ferrero. «“Village” - spiega Caterina Pesce, professore associato di Scienze motorie all'ateneo capitolino - prevede la collaborazione tra la nostra università, il Miur, il Comune di Alba, il Coni e Ferrero. L'obiettivo è quello di sfruttare al massimo il potenziale dell'educazione allo sport e del gioco per lo sviluppo sano del bambino sotto tutti i punti di vista. L'approccio è multisportivo. Spesso - continua la docente - si tende a far praticare ai bambini una singola disciplina, nella speranza che tra tanti futuri atleti emerga il campione. Grazie a un programma variato, complesso, che permette ai bambini di sperimentare in modo integrato e creativi giochi tradizionali di movimento e più sport e a divertirsi scoprendo le proprie competenze, è invece possibile conseguire i maggiori effetti benefici sulla coordinazione dei movimenti e sulle funzioni mentali particolari dette “esecutive” e, in ultima analisi, predisporre i bambini a diventare adulti sani e attivi per tutta la vita».

Anche il progetto guidato dall'Istituto di Medicina dello Sport punta su continuità e programmazione. Si chiama 1,2,3 minivolley e vede coinvolti la Fipav, l'Istituto di Medicina dello Sport di Torino e Kinder+sport. «L'attività - dice il direttore dell'Istituto, Piero Astegiano - è iniziata cinque anni fa e ha coinvolto cinque classi per anno scolastico in alcune scuole elementari torinesi. Il protocollo prevede l'aggiunta di un'ora settimanale di attività fisica, affidata a personale specializzato, alle due già previste dal ministero, ma gestite dalle maestre. Nell'ora aggiuntiva vengono utilizzate le metodiche di allenamento Fipav per il minivolley. Gli effetti sui bambini sono costantemente monitorati, ma è all'ingresso alle scuole medie, dove l'educazione fisica si svolge in modo più strutturato, che è possibile effettuare un confronto tra i bambini che hanno seguito il programma Kinder+sport e i pari età. Ebbene, abbiamo riscontrato che in quelli che hanno partecipato al nostro progetto, si registra quasi il 35% di miglioramento delle capacità coordinative e di quelle motorie rispetto agli altri».

Benefici analoghi anche sulla costituzione corporea, analizzata non solo con il metodo Bmi, poco indicativo in questa fascia di età, ma con la «plicometria». «I ragazzini che partecipano al progetto - sottolinea Astegiano - registrano una percentuale di massa grassa inferiore dal 3 al 5% rispetto ai pari età». Ma quello che più conta, «è che solo nell'età delle scuole primarie è possibile educare a corretti stili di vita».

Roberta Bartolomei, coordinatrice della ricerca conclude: «Uno dei dati più interessanti è stato verificare come dopo il periodo di pausa estiva, momento in cui non si fa educazione fisica programmata, i bambini tornano a scuola più cicciottelli. Dopo un anno scolastico di attività, riducono nuovamente la massa grassa». Una sorta di «effetto sedentarietà», supportato dai dati raccolti.

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