Cronache

Stefano, malato di distrofia che rinuncia all'eutanasia: "Salvato da Facebook"

Stefano Gheller, 47 anni, per il momento ha scelto di rinunciare all'eutanasia: "Ho capito che se sei circondato da amici puoi vivere con dignità"

Stefano, malato di distrofia che rinuncia all'eutanasia: "Salvato da Facebook"

Aveva scelto il suicidio assistito in Svizzera, per mettere fine alle difficoltà e alla sofferenza legate alla sua malattia. Ma Facebook lo ha strappato alla morte, perché "ho capito che se sei circondato da amici puoi vivere con dignità". A parlare, in un'intervista a Libero, è Stefano Gheller, 47enne di Cassola (in provincia di Vicenza), che aveva pensato di togliersi la vita, data la sofferenza e la solitudine causategli da una grave forma di distrofia muscolare, di cui soffre fin dalla nascita.

La sua vita, racconta, è sempre stata una lotta e alle difficoltà quotidiane, di chi non può mangiare, respirare o camminare da solo, si sono aggiunte quelle economiche. Stefano, infatti, vive da solo, assistito da una badante, con "un sostegno complessivo di 1800 euro, ma 1500 se ne vanno solo per la badante. Pago un affitto, non mi resta nulla in tasca per vivere". La madre di Stefano è allettata da 15 anni, mentre la sorella minore è su una sedia a rotelle: entrambe soffrono della stessa malattia del 47enne.

Fino a qualche tempo fa, Stefano pensava di volerla fare finita e aveva contattato la clinica Dignitas in Svizzera, per chiedere informazioni e costi del suicidio assistito. A fargli pensare alla morte era stato un episodio avvenuto qualche tempo fa, quando i ladri erano entrati nella sua casa: "Io ero a letto, ho sentito i rumori e ho intuito subito che stavano entrando estranei a casa mia. Non potevo fare nulla. In quel momento ho provato un grande senso di impotenza, ho pensato alla mia vulnerabile esistenza e ho deciso di dire basta", racconta l'uomo a Libero. I ladri, quella volta, sono scappati senza rubare nulla, ma "quella visita indesiderata mi aveva segnato parecchio". Per questo, Stefano ha deciso di iniziare ad informarsi sulle possibilità legate al suicidio assistito, "un pensiero che ho comunque cacciato spesso nella mia vita, ma che questa volta era arrivato deciso".

Poi, l'inaspettata solidarietà è arrivata da Facebook. Infatti, quando Stefano ha comunicato le sue intenzioni sul social, "ho raccolto tantissime manifestazioni di solidarietà. In tanti mi sono venuti a trovare qui a casa, persino il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol". Migliaia i messaggi di stima arrivarti al 47enne, che ora può contare sugli amici, che da virtuali sono diventati reali: "Sono anche stato invitato a pranzo a Natale, a un concerto, a casa di questi nuovi amici di Facebook". E queste persone gli ricordano che "se sei circondato da amici puoi vivere con dignità. Nel senso che per me una delle cose più pesanti da sopportare è la solitudine, e ovviamente il non riuscire a essere indipendente mai". Sul social è partita anche una raccolta fondi per aiutare Stefano a sostenere tutte le spese e sembra che anche dal Comune debba arrivare un sussidio di 400 euro mensili.

Per il momento, Stefano ha rinunciato a compiere il suicidio assistito, ma spiega: "Non ho cambiato idea, diciamo che ho accantonato quel pensiero. Se riesco a vivere con dignità, vivere è molto meglio che morire, nonostante la distrofia e le mille difficoltà", ha detto il 47enne. E adesso c'è spazio per un sogno: "Vorrei tanto riuscire ad andare a New York. È un viaggio costoso, mi servono due assistenti.

Ma chissà, magari un giorno ci riuscirò".

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