Lo studio che spiega Omicron: "Tutti i sintomi per riconoscer la variante"

La variante Omicron è meno pericolosa di Delta e causa una malattia molto più blanda nei vaccinati: uno studio condotto a Londra spiega qual è la sintomatologia caratteristica

Lo studio che spiega Omicron: "Tutti i sintomi per riconoscer la variante"

Arrivano nuove e importanti conferme sulla variante Omicron di Sars-CoV-2: nei vaccinati, i sintomi sono molto più lievi rispetto alla precedente Delta e raramente si finisce in ospedale. È la conclusione a cui è arrivato l'ultimo importante studio britannico appena pubblicato sulla rivista The Lancet che ha raccolto decine di migliaia di pazienti infettati per scoprire quali siano stati i sintomi più comuni e le caratteristiche principali di quest'infezione. La novità riguarda la modalità in cui sono stati valutati tutti questi dati, e cioé tramite un'app, in pratica un enorme databese tecnologico scaricato da 4 milioni di persone.

Cos'è lo studio Zoe

Dietro allo studio c'è anche chi parla italiano: è Cristina Menni, ricercatrice del Gemelli di Roma presso il King’s College di Londra, che al Corriere della Sera ha confermato le confortanti premesse. Omicron fa meno paura perchè, ad esempio, "solo il 17% dei pazienti contagiati da questa variante ha dichiarato di aver perso gusto e olfatto contro il 53% di quelli che hanno sperimentato le conseguenze di Delta". Una sintomatologia molto comune, invece, è il mal di gola, a volte forte tant'é che può comportare una "difficoltà a deglutire" spiega la dottoressa. Come detto, però, la novità è rappresentata dall'app Zoe, creata dall'Università londinese, che ha avuto gran successo nella popolazione. "Abbiamo utilizzato una metodologia statistica che permette di abbassare di molto la probabilità di errori. I due gruppi di pazienti sono stati selezionati secondo precise caratteristiche di età e sesso, proprio per renderli omogenei".

Differenze Delta-Omicron

Per studiare bene la variante, sono stati presi in esame i risultati di 63mila inglese vaccinati e positivi al Covid. A questo punto, sono stati selezionati due distinti mini gruppi da 5mila persone comprendendo chi si era ammalato con Delta, fino allo scorso novembre, e quelli infettati da Omicron negli ultimi mesi. "I sintomi sono risultati diversi per durata e caratteristiche. Si va da una media di 6,5 giorni per Omicron agli 8,9 per Delta", spiega la ricercatrice. Differenze sostanziali anche per i vaccinati con tre dosi: se con Delta la malattia durava mediamente 7,7 giorni, con Omicron si è scesi a 4,4. "Anche il rischio di ospedalizzazione è inferiore nei pazienti vittime della variante presente fino a novembre".

"Non si replica nei polmoni"

La notizia più importante, però, è il fatto che l'attuale variante non riesca a penetrare nei polmoni come accadeva in passato quando si verificavano prevalentemente polmoniti bilaterali, alcune delle quali molto gravi. "Omicron non si replica nei polmoni, resta nella parte alta delle vie respiratorie, colpisce la trachea. Ecco perché è più contagiosa. È più facile che goccioline infette si propaghino", sottolinea la Menni citando uno studio cinese pubblicato un mese fa su Nature. Ancora presto, invece, per saperne di più su BA.2, ossia la subvariante sorella di Omicron, che la ricerca inglese non ha presa in esame perché nel periodo oggetto di studio ancora non circolava.

Qualche notizia premilinare, però, la ricercatrice è riuscita a darla. "Abbiamo però cominciato a classificare i sintomi causati da Bi sintomi causati da BA2. Il profilo è più o meno lo stesso, non crediamo emergeranno differenze", conclude.

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