Stupro di gruppo, la Cassazione fa discutere: "Se la vittima ha bevuto volontariamente non c'è l'aggravante"

Una sentenza della terza sezione penale della Cassazione ha stabilito che a due uomini condannati a tre anni per violenza sessuale non può essere aggiunta l'aggravante perché la vittima ha consumato alcol in eccesso in modo volontario

Stupro di gruppo, la Cassazione fa discutere: "Se la vittima ha bevuto volontariamente non c'è l'aggravante"

A chi viene condannato per stupro di gruppo non può essere aggiunta l'aggravante di "aver commesso il fatto con l'uso di sostanza alcoliche" se la vittima del reato era ubriaca per aver assunto volontriamente dell'alcol in eccesso.

A stabilirlo è una sentenza della terza sezione penale della Cassazione che ha rinviato a nuovo processo un caso di violenza sessuale di gruppo commesso da due 50enne ai danni di una ragazza. I fatti risalgono al 2009, quando i tre erano andati a cena e la donna aveva bevuto tanto da "non riuscire ad autodeterminarsi". Inizialmente, nel 2011, i due erano stati assolti in primo grado dal gip di Brescia perché la donna non era stata riconosciuta attendibile. Ma la Corte d'Appello di Torino a gennaio 2017 ribalta la situazione valutando diversamente il referto del pronto soccorso, che evidenziava leggeri segni di resistenza. Per questo motivo, aveva condannato i due autori dello stupro a tre anni.

Ma la difesa degli imputati, puntando su quanto concluso dal primo giudice, aveva sostenuto che non c'era stata alcuna condotta violenta da parte dei due stupratori né riduzione ad uno stato di inferiorità, dato che la ragazza aveva bevuto volontariamente. E proprio grazie a questo punto c'è stato un ribaltone nel processo. Oggi, la terza sezione penale della Cassazione ha depositato una sentenza nella quale specifica che c'è "violenza sessuale di gruppo con abuso delle condizioni di inferiorità psichica o fisica" anche se la vittima ha assunto alcol volontariamente, visto che "in uno stato in infermità psichica", a prescindere da chi l'abbia determinato, mancano le condizioni per prestare un "valido consenso". Ma nonostante questo, "l'assunzione volontaria dell'alcol esclude la sussistenza dell'aggravante" e il relativo aumento di pena visto "deve essere il soggetto attivo del reato" ad usare l'alcol per la violenza "somministrandola alla vittima". Quindi, "l'uso volontario, incide sì sulla valutazione del valido consenso ma non anche sulla sussistenza aggravante".

Pur confermando la responsabilità di due imputati, quindi, la Cassazione ha annullato con rinvio la pronuncia dei giudici di secondo grado sul punto della contestata aggravante. E dopo questa sentenza, iniziano a farsi sentire i malumori politici. Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico, ha commentato: "Sul corpo e sulla vita delle donne la cultura, soprattutto quella giuridica, non avanza di un passo, anzi. La sentenza della Cassazione ci porta in dietro di decenni. Oggi come allora si trovano attenuanti, come l'aver bevuto volontariamente, a un reato tanto odioso quanto grave. E' una sentenza che rischia di vanificare anni di battaglie". "La violenza fisica e psicologica è difficile da superare e altrettanto da denunciare. Sentenze come questa non aiutano le donne nel loro percorso. [...] È il momento di andare avanti e lasciare indietro episodi come questo".

Della stessa idea è la deputata e leader di Forza Italia Giovani Annagrazia Calabria: "Lascia sconcertati la decisione della Cassazione di negare l'aggravante nel caso in cui la vittima di uno stupro abbia abusato di alcool.

Far passare anche solo lontanamente l'idea che approfittare della mancanza di pieno autocontrollo da parte di una donna non sia un comportamento da punire in maniera ancora più dura è un passo indietro nella cultura del rispetto e nella punizione di un gesto ignobile e gravissimo quale è lo stupro".

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