Sui migranti l'Europa rischia di schiantarsi a Lampedusa

Lampedusa è un problema solo italiano. L'immigrazione sbarca sul fragile equilibrio europeo, quello trovato a fatica sui fondi per sostenere economia e salute al tempo del corona virus.

Sui migranti l'Europa rischia di schiantarsi a Lampedusa

Lampedusa è un problema solo italiano. L'immigrazione sbarca sul fragile equilibrio europeo, quello trovato a fatica sui fondi per sostenere economia e salute al tempo del corona virus. La solidarietà reciproca tra i Paesi dell'Unione è rimasta una speranza. Lo si è capito subito, già nei giorni della quarantena: frontiere chiuse, diffidenza, indici puntati, paura e ognuno perso dentro gli affari suoi. Angela Merkel ha cercato una difficile mediazione, senza riuscire mai davvero a superare i «no» e i «ma» dei vari schieramenti. La scarsa fiducia di Olanda e Austria verso l'Italia sono storia recente. Alla fine si è trovato un compromesso stanco sul Recovery, ribattezzato Next Generation eu, per sognare che da lì, da questo sorta di piano Marshall continentale, passa il futuro dell'Europa. Niente soldi buttati a pioggia, niente assistenzialismo, nessuno pensi di utilizzarli per abbassare le tasse, perché poi comunque bisogna in buona parte restituirli, ma progetti, investimenti, piani di sviluppo, economia sostenibile e lavoro ai giovani. Il Next Generation prevede anche risorse per dare una risposta meno caotica ai flussi migratori. È qui che si inserisce Lampedusa.

L'isola del mare aperto, la regina delle Pelagie, è al collasso. È di fatto un porto franco. Il governo ha promesso meno tasse in cambio di pazienza. Non basta. Sono stati chiusi i centri di prima accoglienza e si pensa di trasferire in due giorni tutti i migranti. Dove? Le altre Regioni italiane non hanno fretta di sacrificarsi. Sono già alle prese con il virus e in alcune si vota tra pochi giorni. Luciana Lamorgese, ministro dell'Interno, sa benissimo che la situazione è maledettamente complicata. Neppure lei è tranquilla per come stanno andando le cose. Riconosce che il governo in questi mesi ha scelto di non vedere. Che fare?

Serve l'Europa. Il Mediterraneo non è certo una frontiera solo italiana. È la porta dell'Unione. C'è l'accordo di Malta, un piano per la redistribuzione dei richiedenti asilo. La regola del «Paese di primo approdo» è stata rivista e superata. L'Europa, insomma, deve battere un colpo.

La proposta della Lamorgese è questa: chi si gira dall'altra parte, chi non collabora, pagherà pegno. Niente fondi per l'emergenza Covid.

Sembra facile. L'appello, con il sapore di minaccia, pochi vorranno ascoltarlo e quei pochi lo faranno per bon ton diplomatico, che è il modo con cui gli Stati vestono l'ipocrisia. Se insomma Parigi e Berlino sono di buon umore faranno cadere la cosa, tutti gli altri, da Budapest a Varsavia, da Vienna a Stoccolma staranno lì a guardarsi come a dire: ma fanno sul serio?

Non bisogna farsi troppe illusioni. I governi Ue sono convinti che l'immigrazione sia una questione che riguarda l'Europa, ma devono risolverla soprattutto gli italiani. È scarsa lungimiranza, ma chi più e chi meno si è convinto di avere buone ragioni per sostenerlo. Alcuni partono da lontano e prendono alla lettera il senso del Mare Nostrum. Il mare è vostro, pensateci voi. Non è esattamente così, ma quando conviene perfino nei migliori condomini si va di consuetudine. In questo caso non c'è neppure un giudice di pace a cui ricorrere. Altri, che ai loro confini non conoscono pietà, ci rimproverano una linea politica improvvisata. Siamo, per loro, quelli che hanno reso l'emergenza una tradizione. Ci accusano, in pratica, di gridare «al lupo, al lupo» e ormai non ci credono più. I governi meno viscerali fanno un altro ragionamento. È vero. Riconosciamo che l'Italia è il fronte degli sbarchi.

Vi siamo vicini e sempre pronti aiutarvi. Tanto è vero che abbiamo previsto nel Recovery, o come cavolo si chiama, i soldi per gestire la situazione. Ecco la beffa. È lo stesso ragionamento che il governo Conte fa con Lampedusa.

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