Cronache

Il tema della famiglia non è più un tabù. Ma la Chiesa si divide e la Cei flirta con il Pd

Non ci sono più i valori "non negoziabili". E si è visto sulle unioni civili e sul fine vita

Il tema della famiglia non è più un tabù. Ma la Chiesa si divide e la Cei flirta con il Pd

Si potrà discutere finché si vuole del Congresso mondiale delle Famiglie svoltosi a Verona dal 29 al 31 marzo ma un risultato lo ha sicuramente colto: ha rimesso il tema della famiglia e della natalità al centro dell'interesse politico e anche ecclesiale. Perfino il vicepremier Luigi De Maio, malgrado aver definito «sfigati» i partecipanti al Congresso di Verona, lunedì si è affrettato a promettere un «pacchetto famiglia» nel prossimo Def. C'è da dubitare delle sue intenzioni visto che pretenderebbe che anche il «reddito di cittadinanza» rientri tra le misure a favore della famiglia, ma in ogni caso il tema famiglia non è più tabù.

E anche il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, nel discorso di apertura al Consiglio permanente della Cei lunedì scorso ha per una volta messo in secondo piano il tema delle migrazioni per dire la sua sulla famiglia, e soprattutto sulle politiche familiari. E ovviamente sulla scia di Bassetti si è subito mosso Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, organizzazione ormai da molti anni diventata alle dirette dipendenze della Cei. Verona ha avuto l'effetto di rianimare anche un Forum che da tempo era sparito dal radar delle notizie: De Palo è stato preso da improvvisa frenesia, ha cominciato ad apparire in interviste e ha dato il via a un tour dei leader politici, iniziando proprio da Di Maio, per presentare le proposte del Forum in materia di aiuto alle famiglie e alla natalità.

L'obiettivo è duplice: evitare di essere messi definitivamente fuori gioco da un movimentismo familiare che si è dimostrato capace di mobilitare decine di migliaia di famiglie, ed evitare che l'elettorato sensibile a famiglia e vita scivoli tutto verso il centrodestra, Lega in primis. Sebbene la parola d'ordine della Cei sia «fare unità sul tema famiglia» e formalmente si interpellino tutti i partiti, è evidente che c'è una opzione preferenziale per il Pd. Proprio il feeling tra i vertici della Cei e il Pd è stato fondamentale nel processo che ha portato all'approvazione della Legge Cirinnà sulle unioni civili. E anche se nel frattempo sono cambiati sia i vertici della Cei che del Pd, quel feeling è più vivo che mai, al punto che in questi giorni ci sono importanti vescovi discretamente interessati a incidere sulla formazione delle liste del Pd per leEuropee del prossimo 26 maggio.

In realtà l'evento di Verona ha fatto emergere con tutta evidenza una spaccatura nel mondo cattolico a proposito di famiglia, che si riflette sulle scelte politiche ma che è molto più profonda. Sebbene sull'onda del pontificato di Francesco, le gerarchie ecclesiastiche abbiano rapidamente mandato in soffitta qualsiasi riferimento ai «princìpi non negoziabili», c'è un popolo cattolico che invece ne capisce tutta l'importanza e sperimenta sulla propria pelle le conseguenze dell'attacco alla famiglia, alla vita e alla libertà di educazione che domina la società. Va ricordato peraltro che l'espressione «princìpi non negoziabili» è stata sì formulata da Benedetto XVI ma è coerente con tutto il magistero della Chiesa e sella sua Dottrina sociale: non si tratta infatti di privilegiare alcuni valori invece di altri, ma riconoscere che al fine di costruire una società ordinata sono necessarie delle solide fondamenta, che corrispondono a quei diritti connaturati all'uomo, che non possono essere quindi oggetto di trattative politiche. Da qui la definizione di «princìpi non negoziabili». Non è certo un mistero che papa Francesco abbia smontato fin da subito questa comprensione della realtà e della società, prima affermando che «tutti i valori sono importanti allo stesso modo», poi criticando la presunta ossessione della Chiesa per certi temi e per la «rigidità» in fatto di dottrina e morale, soprattutto sessuale. Anche nell'esortazione post-sinodale dedicata ai giovani, Christus vivit, pubblicata lo scorso 2 aprile, ritorna questo attacco all'insistenza che ormai è solo un ricordo sui temi morali e dottrinali. Così da diversi anni i vertici della Chiesa parlano quasi esclusivamente di migrazioni ed ecologia, e se proprio si scende in piazza è per mescolarsi alla folla che rappresenta le ideologie mondane. I temi della famiglia, della vita e della libertà di educazione sono invece gradualmente scomparsi dall'orizzonte oppure diventati anche loro negoziabili, almeno un po', come si è visto per la legge sulle unioni civili e come si sta assistendo ora a proposito di «fine vita» (termine ecclesialese per evitare di nominare la parola «eutanasia») e transessualità.

Dunque, anche se il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, incalzato dai giornalisti, a proposito del Congresso mondiale delle Famiglie ha detto che «siamo d'accordo sulla sostanza, qualche differenza c'è nei metodi», l'impressione è che differenze ci siano anche sulla sostanza, almeno per quel che riguarda i vertici della Cei. Solo così si comprende perché il cardinale Bassetti abbia duramente attaccato il raduno di Verona, mettendo sullo stesso piano quella piazza festosa che gridava «La famiglia, che meraviglia» con la piazza antagonista che marciava minacciosa e rispondeva con «Ai feti di gomma preferiamo i falli di gomma». Un attacco gratuito e ingiustificato, quello del cardinale Bassetti, che ai 50mila che si sono ritrovati a Verona, ha contrapposto delle presunte «famiglie reali» che sarebbero rappresentate dal Forum delle Famiglie. La verità è che le famiglie andate a Verona erano reali così come reali erano le centinaia di migliaia di famiglie che hanno partecipato ai Family Day del 2015 e 2016.

Sembra proprio che siano le famiglie reali a non sentirsi molto rappresentate da Cei e Forum delle famiglie.

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