Terrorismo, l'imputato si difende: "Ero un informatore della Digos fino al mio arresto"

L'uomo, un 52enne da trent'anni residente in Italia, è stato arrestato per associazione con finalità di terrorismo internazionale a gennaio: avrebbe convinto il figlio a partire per la Siria. Ma ha rivelato: "Dal 2015 ho collaborato come informatore per la Digos"

Terrorismo, l'imputato si difende: "Ero un informatore della Digos fino al mio arresto"

È stato fermato il 26 gennaio scorso. Ma in Italia ha condotto una vita normale per 30 anni. Oggi è imputato davanti alla Corte d'Assise di Milano con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale. E dal carcere dov'è detenuto, in videoconferenza, ha raccontato di aver collaborato con la Digos dal 2015 fino al suo arresto: "Io e mio figlio Saged eravamo degli informatori".

Fayek Shebl Ahmed Sayed ha 52 anni. Ha lavorato come saldatore per molto tempo e, stando alle indagini, è stato anche un ex combattente in Bosnia. Secondo le prime ricostruzioni, l'uomo avrebbe stimolato in ogni modo il figlio a partire per la Siria in un gruppo legato ad Al Nusra, denominato Harakat Nour al-Din al-Zenki. Il giovane avrebbe seguito i consigli del padre, recandosi nel Paese in guerra. Motivo per il quale, oggi, l'ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti non è ancora stata eseguita. Secondo il Pubblico ministero, Alberto Nobili, il padre avrebbe inviato "200 euro al mese al figlio per il suo mantenimento in Siria".

La scelta di non denunciare il figlio

Al suo avvocato Giusy Regina, invece, il 52enne, con la residenza a Fenegrò, nel Comasco, avrebbe riferito di non avere denunciato alla Digos in un primo momento che il figlio era partito per la Siria. Dove, poi, è stato anche gravemente ferito, "combattendo con i ribelli". L'uomo si sarebbe giustificato dicendo che proprio in quel momento era in corso la sua richiesta di cittadinanza e temeva che quell'azione avrebbe compromesso le procedure. In base al suo racconto, tempo dopo, all'inizio del 2015 sarebbe andato in Questura a riferire della decisione del giovane e, da quel momento, sarebbe scaturita una collaborazione assidua con la Digos.

La collaborazione con la Digos

"Avevo lasciato il mio numero di telefono prima a un funzionario della Digos di Como e poi, dopo che era andato in pensione,al suo successore. A volte mi vedevo col funzionario nel parco comunale di Lomazzo", ha raccontato l'imputato. Nell'ambito di questa collaborazione, il figlio avrebbe anche riferito al padre, che poi si sarebbe rivolto alla Digos, di avere visto, in Siria, l'ex consigliere leghista di Castelfranco Veneto, Fabrizio Pozzobon.

"A mio figlio", ha continuato l'uomo in videoconferenza, "avevo detto che era una buona cosa collaborare con la Siria, perchè poi non sarebbe andato in galera al suo ritorno". La prossima udienza per il 52enne è prevista per il 22 gennaio.

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