Cronache

Torino, non rientra in carcere: detenuto rom dichiarato evaso

L'uomo aveva ricevuto la concessione del regime di semilibertà, ma ha approfittato di ciò per fuggire e far perdere le proprie tracce. La denuncia dell'Osapp: "Eccessivo concessivismo e buonismo ad ogni costo pesa sulle spalle della polizia penitenziaria e dei comuni cittadini"

Torino, non rientra in carcere: detenuto rom dichiarato evaso

Doveva far ritorno nel carcere delle Vallette di Torino entro le 21 di domenica, così da rispettare i limiti previsti dal regime di semilibertà a cui si sarebbe dovuto attenere.

Dopo aver atteso che trascorressero le 12 ore previste dal momento della violazione, le autorità lo hanno infine dichiarato ufficialmente evaso.

Si tratta di un detenuto rom 47enne di nazionalità bosniaca, finito dietro le sbarre per una serie di reati, tra i quali furto, puniti con la detenzione carceraria fino al prossimo 2020. Ciò nonostante, lo straniero ha preferito anticipare il momento della propria libertà e risulta latitante da ieri mattina.

È il segretario generale dell'Osapp Leo Beneduci a segnalare l'episodio ed a lanciare l'allarme. "Se questa non è emergenza non sappiamo come altro definirla visto che, rispetto a tali eventi non risultano particolari reazioni né in sede politica né in sede Istituzionale.", ha riferito, come riportato da "TorinoToday"."Come se ciò fosse assolutamente normale e comprensibile in un sistema penitenziario che invece fa acqua da tutte le parti".

Il segretario del sindacato di polizia penitenziaria avanza anche alcune perplessità riguardo i privilegi concessi con troppa leggerezza a certi detenuti, non degni, evidentemente, di ricevere determinati benefici."Peraltro, e come abbiamo già detto, tali storture del sistema penitenziario trovano perfetta corrispondenza con l’eccessivo concessivismo e con il buonismo ad ogni costo, sulle spalle prima della polizia penitenziaria e poi dei comuni cittadini. Il tutto giustificato da presunte ingerenze della Corte Europea dei diritti dell’uomo sulle modalità di gestione delle carceri in Italia e che, invero, oggi rendono sempre più l’idea di essere state invece determinate su dati errati o costruiti ad hoc".

Gli agenti di polizia penitenziaria dovrebbero essere interpellati per definire al meglio il grado di pericolosità dei detenuti ed eventuali rischi di fuga dinanzi a concessioni di permessi o regimi particolari.

"Gli agenti della polizia penitenziaria sono gli unici che conoscono veramente chi è in carcere ed è a loro che spetterebbe la principale valutazione della pericolosità e dell’effettivo recupero sociale di questi soggetti".

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