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Trento, 5stelle allo sbando: "Lasciati soli e inascoltati"

Alle prossime elezioni comunali il Movimento cinque stelle potrebbe non presentarsi. Il consigliere provinciale Filippo Degasperi: "Lasciati completamente soli e inascoltati"

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In Trentino il Movimento Cinque Stelle sembra essere sprofondato in una grave crisi e potrebbe non presentarsi alle prossime elezioni amministrative del 3 maggio. Come riporta L'Adige, qualche sera fa si è riunito il MeetUp cittadino, incontro promosso dal capogruppo M5s in consiglio comunale Andrea Maschio che come previsto ha annunciato il suo addio ed è tentato di dar vita a una lista civica. Il consigliere, come anche gli altri due consiglieri uscenti Paolo Negroni e Marco Santini, si sente snobbato dallo staff romano del movimento che non ha mai risposto alle sue richieste. Un atteggiamento disinteressato e verticistico da parte di Roma che ha infastidito consiglieri comunali e militanti. Da Roma, infatti, l'unica comunicazione giunta a Trento - senza peraltro alcun confronto - è stata la conferma del metodo di presentazione delle candidature, che ha lasciato tempi molto stretti ai papabili candidati. "Qualcuno ci crede ancora, ma è evidente che qualcosa si è rotto in linea generale" ha dichiarato Maschio al MeetUp che ha sancito la rottura, in alcune dichiarazioni riportate dal Dolomiti: "Il Movimento 5 stelle ha rinnegato i principi, prima il compromesso con la Lega, poi con il Partito democratico: salgono tutte le quotazioni degli alleati di turno, tranne le nostre. Ma nessuno si ferma a pensare alle motivazioni".

Sotto accusa la gestione del Sottosegretario alla presidenza del consiglio Riccardo Fraccaro e di Luigi Di Maio: "Si deve presentare un programma - osserva Maschio - senza sapere le regole del gioco. E' evidente che se ci fosse un'apertura alle alleanze con altre forze territoriali i parametri e le necessità potrebbero cambiare. Non c'è mai stata una presa di posizione chiara: Fraccaro o Di Maio, più volte interpellati, non hanno mai risposto 'Sì' oppure 'No'. Non veniamo ascoltati". Un malesse generale, che non ha colpito solamente il capoluogo trentino, ma si è esteso a tutta la Provincia. Nel gennaio 2018, Paolo Vergnano, Flavio Prada e Giovanni Rullo, già candidati sindaci nelle città di Rovereto, Riva del Garda e Arco, si erano autosospesi in polemica con le decisioni calate dall'alto del Movimento Cinque Stelle sulle candidature a Camera e Senato. Il malessere ora si è esteso anche nelle località di Dro e Mori, dove consiglieri comunali e militanti storici hanno già fatto sapere di non volerci più mettere la faccia, dopo anni di militanza. Il simbolo dei pentastellati, in buona sostanza, rischia di sparire un po' ovunque in Trentino, in quasi tutte le maggiori cittadine della provincia autonoma, dove regna un clima di profonda incertezza e amarezza.

"Quella stiamo vivendo - racconta a IlGiornale.it il consigliere provinciale del Movimento Cinque Stelle Filippo Degasperi - è una sensazione di profonda marginalizzazione, come se fossimo stati messi in quarantena". Un sistema così gerarchico, osserva, "forse va bene nell'esercito, nelle altre organizzazioni un po' meno, ci si dovrebbe relazionare in base alle competenze ma su molti temi, a cominciare dalla Valdastico, non ho mai avuto alcun tipo di risposte. E quando le ho avute, come nel caso della Valdastico, le ho apprese dai giornali". Degasperi ricorda come lo scorso anno, all'indomani delle elezioni provinciali trentine - che hanno sancito la vittoria del centro-destra di Maurizio Fugatti - i vertici dei cinque stelle decisero come impostare la campagna elettorale senza un confronto diretto: "A luglio, a tre mesi dal voto, arrivò una mail con una mail che imponeva delle regole che di fatto azzeravano il lavoro che avevamo fatto fino a quel momento. Eppure non avevamo chiesto nulla di particolare ma un semplice confronto - sottolinea il consigliere pentastellato -. L'unico che si faceva sentire e con il quale avevamo un confronto era Casaleggio senior, poi il nulla".

Questo atteggiamento, sottolinea, "dove i consiglieri comunali chiedono di essere ascoltati ma non ottengono alcuna risposta genera un sentimento di disaffezione.

I consiglieri comunali in tutta la provincia annunciano il loro addio ma nessuno fa nulla per evitarlo e non si prova nemmeno a ricomporre la frattura".

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