Cronache

"Trovate sostanze tossiche nei prodotti con olio di palma"

Una ricerca condotta da Altroconsumo rivelerebbe sostanze cancerocene in prodotti destinati a bambini e adolescenti. Ecco la lista

"Trovate sostanze tossiche nei prodotti con olio di palma"

Una ricerca condotta da Altroconsumo rivela la presenza di di sostanze cancerogene in alcuni prodotti di grandi marche destinati a bambini e adoloscenti.

La ricerca di Altroconsumo sui prodotti a rischio

"La presenza di alti livelli di contaminanti tossici e potenzialmente cancerogeni nell’olio di palma raffinatosi rivela reale", così comincia l'articolo denuncia comparso sul sito di Altroconsumo. La ricerca è stata condotta "all’interno delle merende più consumate dai nostri ragazzi e nel latte in formula per bebé contenenti il palma" spiega l'associazione consumatori. In questi prodotti, destinati agli scaffali di tutta italiani, sono stati trovati "contaminanti GE che l’Autorità europea classifica come potenzialmente cancerogeni".

Il consiglio che da Altroconsumo è chiaro: "In questo momento di incertezza, il nostro consiglio è quello di non dare ai bambini prodotti che contengono olio di palma, prediligendo quelli che contengono grassi più salubri come l’olio extravergine d’oliva o il girasole". Come specificano sul sito, è stata lanciata la petizione: "Abbiamo scritto al Ministero della Salute italiano e al Governo per chiedere da un lato di farsi promotore di una regolamentazione più rigida a livello eurpeo e dall'altro di effettuare controlli a tappeto sui prodotti a rischio".

Nel frattempo è stata siratama una lista di prodotti considerati a rischio:

  • Nestlè Nidina, Humana 1;
  • Mellin 1;
  • Macine e Tegolino del Mulino bianco,
  • Gocciole Pavesi;
  • Orosaiwa;
  • Kinder Panecioc;
  • Buondì Motta;
  • Fonzies;
  • Patatine Pai e classica San Carlo.

relazione all’articolo pubblicato in data 16 giugno intitolato "Trovate sostanze tossiche nei prodotti con olio di palma", l’Unione Italiana per l’Olio Italiana Olio di Palma Sostenibile, chiarisce una serie di punti per i quali l’inchiesta realizzata da Altroconsumo è fuorviante e finisce per confondere il consumatore.

Di seguito, ecco le ragioni per le quali i test di Altroconsumo e l’inchiesta che ne consegue non risultano attendibili e significativi per l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile.

1) Se c’era un interesse genuino a informare i consumatori sulla presenza di contaminanti in alcune categorie di prodotto si sarebbero dovuti analizzare prodotti con e senza olio di palma. In maniera da far emergere, qualora esistesse, una effettiva maggiore pericolosità dei primi rispetto agli altri. Invece, nonostante la timida dichiarazione iniziale dell’articolo di Altroconsumo che anche gli altri oli possono contenere i contaminanti esaminati, nulla è stato fatto per un approfondimento in questa direzione. Altri hanno invece fatto queste verifiche, con risultati che contraddicono le tesi della ricerca di Altroconsumo.

2) Sono totalmente assenti indicazioni sul metodo di analisi utilizzato, e sul laboratorio coinvolto. In questo modo non viene consentita nessuna verifica metodologica. Ed è un vero peccato, visto che in Italia esiste un solo laboratorio accreditato per fare questo genere di analisi. Eventuali altri laboratori, non avendo la necessaria esperienza in materia, potrebbero avere usato una metodologia che sovrastima la presenza di contaminanti.

3) E’ assurdo che in base a un’analisi realizzata su una manciata di prodotti, Altroconsumo arrivi a fornire ai consumatori l’indicazione di non comprare più prodotti contenenti olio di palma. Seguendo questo metodo dovrebbe essere sconsigliata l’assunzione di tutti i prodotti alimentari che, per varie cause di processo, cotture incluse, presentano piccolissimi residui potenzialmente cancerogeni o genotossici. Consultando il sito dell’Efsa (ed in particolare il video sui contaminanti di processo https://youtu.be/yedloySByx4) si scoprirebbe che staremmo parlando dei piu comuni alimenti, alcuni dei quali vanto della nostra millenaria cultura! Al momento non esistono dei limiti di legge, bensì solo delle indicazioni circa l’assunzione giornaliera tollerabile di contaminanti – presenti negli oli e grassi vegetali e animali – calcolata sulla base dell’analisi del rischio. A una domanda di chiarimento fatta all’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), la risposta fornita è di tutt’altro genere: “L'EFSA non chiede il bando dell'olio di palma perché è difficile che concentrazioni pericolose siano raggiunte con la normale alimentazione; inoltre nello stesso studio si nota che negli ultimi anni il contenuto di queste sostanze nei prodotti industriali è drasticamente diminuito poiché le industrie hanno modificato i propri processi produttivi” (http://www.airc.it/cancro/disinformazione/olio-di-palma-cancerogeno/).

Accanto a queste contestazioni di metodo ce n’è poi una di sostanza. L’inchiesta di Altroconsumo rischia di non aiutare il consumatore a capire come stanno le cose non fornendogli informazioni obiettive sulla base della quali farsi una propria idea sul tema.

EFSA nel suo recente parere tecnico, dichiaratamente destinato alla Commissione Europea e non al consumatore, ha preso in considerazione i contaminanti “3MCPD e GE” e non l’olio di palma.

Va chiarito infatti che l’eventuale presenza di contaminanti derivati dal glicerolo negli alimenti non dipende esclusivamente dalla tipologia di oli e grassi vegetali o animali utilizzati, ma anche e soprattutto dall’origine e qualità dell’olio nonché dal processo di purificazione adottato, inclusi tempi e temperature (sopra 200°). A tal proposito, una tra le più importanti associazioni dei consumatori in Germania (Stiftung Warentest), ha recentemente effettuato un’analisi comparativa tra creme spalmabili e, come si vede dai risultati, la più esposta ai 3MCPD e GE è una crema che non contiene olio di palma, ma un altro olio (https://www.test.de/Nuss-Nougat-Cremes-Schmeckt-Nutella-wirklich-am-besten-4993834-0/?mc=kurzurl.nussnougatcreme). Considerata la fonte, si tratta di un elemento di giudizio che Altroconsumo avrebbe dovuto valutare con estrema attenzione.)

Riteniamo quindi che l’indagine avrebbe dovuto porre a confronto prodotti contenenti vari oli e grassi vegetali e animali, dal momento che tali sostanze si formano nella raffinazione e, in generale, nel trattamento termico di tutti gli oli e i grassi sia vegetali che animali.

Solo cosi si sarebbe potuto offrire un contributo obiettivo e completo, soprattutto ai consumatori.

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