Vaccino ai bimbi, il Cts accelera: "Profilassi da novembre"

Pfizer e Moderna vicini all'autorizzazione per somministrare i vaccini agli under 12. Locatelli, coordinatore Cts, inoltre spiega: "In caso di contagio su mille cinquantenni ne muoiono 6"

Vaccino ai bimbi, il Cts accelera: "Profilassi da novembre"

Entro novembre dovrebbe arrivare un vaccino anti Covid per i bambini sotto i 12 anni. "Pfizer e Moderna sono già a buon punto" spiega il Professor Locatelli il quale ritiene che sia necessario vaccinare anche i più piccoli perché da inizio pandemia sono morti 28 pazienti di età pediatrica.

Oltre quest'ultimo triste dato, Locatelli ritiene che serva la vaccinazione degli under 12 anche perché in questa maniera "eviteremo focolai anche nelle scuole elementari e dunque il ricorso alla didattica a distanza" e "limiteremo la circolazione del virus e la possibilità che contagino genitori e nonni". Sia la società pediatrica italiana, sia quella americana, afferma Locatelli intervistato da Il Messaggero, sono favorevoli alla vaccinazione dei bambini.

Locatelli, il quale è coordinatore del Comitato tecnico scientifico, ha rispedito al mittente i dubbi sulla possibilità che la campagna vaccinale stesse rallentando a causa di coloro che non vogliono vaccinarsi. "A oggi sono state somministrate 72 milioni di dosi, il 63 per cento delle persone vaccinabili ha completato il percorso, il 68 ha ricevuto almeno una dose. Questo - commenta il direttore del Dipartimento di Oncoematologia - testimonia l'efficienza della conduzione della campagna vaccinale. Abbiamo usato il 97 per cento delle dosi consegnate. Abbiamo una copertura decisamente molto buona per gli over 80, il 92 per cento è vaccinato". Allo stesso tempo però non nega che manca ancora un grande lavoro per "mettere in sicurezza quelli delle decadi precedenti" perché contando gli over 50, ci sono 4,5 milioni di persone che non hanno esaurito il percorso vaccinale.

I vaccini

Ammette anche che tra i medici dovrebbe esserci maggiore attenzione alla cura della paura e che è necessario che venga "coltivato meglio il dialogo". Questa è la sua spiegazione al perché tanti cinquantenni rifiutino di vaccinarsi: "Paradossalmente c'è la paura della cura. Mi risulta difficile capire perché queste persone non si tutelino: se in mille tra i 50 e i 59 anni si contagiano, 6 muoiono. Si tratta di un numero molto alto. E badi anche tra i 40 e i 49 anni non c'è un rischio banale, parliamo di 2 decessi su 1.000. Davvero mi viene una accorata domanda: perché non vi vaccinate?"

Al contrario, fa i complimenti ai giovani perché tra di loro sta aumentando il numero di adesioni alla campagna vaccinale. Locatelli ci tiene anche a spiegare che non è possibile parlare propriamente di immunità di gregge dal momento che anche i vaccinati possono infettarsi ma allo stesso tempo afferma che più è alta la percentuale degli immunizzati più si riduce la circolazione virale.

A chi gli fa notare che la possibilità di essere infettati nonostante il vaccino tende a compromettere la fiducia dei cittadini risponde: "Su questo è giusto fare chiarezza. Oggi la maggior parte delle persone ricoverate è non vaccinata o ha ricevuto solo la prima dose. Quanto ci hanno offerto i vaccini, in termini di protezione da patologia grave, è straordinario. Tutti gli studi parlano del 97 per cento di protezione dal rischio di terapia intensiva o decesso". E aggiunge: "Che il vaccino non dia una copertura totale rispetto al semplice rischio di infezione lo abbiamo sempre detto. Ma ripeto: l'efficacia rispetto al rischio di andare in terapia intensiva o di morire è del 97 per cento".

Il green pass e priorità

Fosse per Locatelli, il quale sottolinea di esprimersi a titolo esclusivamente personale in quanto non sono decisioni che spettano a lui ma al governo, il Green pass andrebbe esteso anche in tutti i settori della pubblica amministrazione in cui i lavoratori sono a contatto con il pubblico.

Traccia poi le tre priorità: completare la copertura vaccinale degli ultra cinquantenni, proteggere la fascia di età tra i 12-18 anni in vista delle riaperture delle scuole e prevedere la terza dose per i soggetti immunodepressi "come chi ha

ricevuto trapianti, chi ha una patologia oncologica o ematologica tale da alterare la funzionalità del sistema immunitario, coloro che hanno malattie autoimmuni che richiedano importanti trattamenti immunosoppressivi".

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