"Così mi hanno cambiato la vita" Gullone, italian che ce l'ha fatta

Enzo Gullone gestisce un'enogastronomia nel centro della città di Sant'Anselmo. Un giorno due stranieri si avvicinano al nostro. Sembrano turisti, invece gli fanno la proposta che gli cambia la vita

"Così mi hanno cambiato la vita" Gullone, italian che ce l'ha fatta

“Questi due tizi mi avvicinano nel mio locale e mi dicono. Vieni ad aprire la tua Bottegaccia a Londra! Ma a noi serve un manager che deleghi ad altri le incombenze della gestione, non un tuttofare”.

Enzo Gullone oggi è un manager del food&beverage in rampa di lancio nella capitale inglese ed è un ambasciatore di quello stile italiano che, nonostante le campane a morto del declino, continua a piacere anche Oltremanica. Parole come gavetta, merito, sacrificio, dedizione sembrano trovare un paradigma nella storia di questo valdostano dal sangue calabrese.

E lei, Gullone, cosa ha risposto a questi signori?

“Per favore non posso giocare, sto lavorando, ho il locale pieno!”

E loro che hanno fatto?

“Mi hanno lasciato una mail, dicendomi di scrivere loro perché in questo modo mi avrebbero contattato a breve. Detto, fatto, mi hanno risposto con sette righe semplici semplici che però mi hanno cambiato la vita (guarda il video)”

Ma li aveva mai visti prima?

“Da diverso tempo, certamente da oltre un anno. Si fingevano turisti, ma mi ero accorto che controllavano tutto: gli scontrini, il ricambio di merce, i fornitori, il tipo di clientela, la rotazione dei tavoli…”

Come si diventa manager del food del suo livello?

“Io posso raccontare il mio percorso, non pretendo che sia valido per tutti. A 10 anni mia madre mi affida alle cure di mio zio ristoratore e gli chiede d’insegnarmi un mestiere. Da allora per me non sono quasi esistiti sabati e domeniche, di piatti ne ho lavati a centinaia e ho anche servito un sacco di pizze. Poi piano, piano ho cominciato a entrare nei meccanismi gestionali, come riconoscere la merce di qualità, come mantenere i rapporti con i fornitori, come scegliere dei validi collaboratori e così via. Inoltre ho frequentato il percorso didattico dell’Associazione Italiana Sommelier, una comunità fantastica che mi ha fatto conoscere davvero il vino. Il presidente della territoriale valdostana Moreno Rossin è stato il mio maestro”.

Com’è stato l’impatto con Londra?

“Arrivo il 2 gennaio 2016. Quattro del pomeriggio, freddo, buio pesto. Ma dove sono capitato, mi chiedo? Invece presto capisco di essere capitato nel posto giusto”

Perché?

“In questa città nessuno ti chiede da dove vieni, chi sei, chi ti manda. Conta ciò che fai, ciò che puoi dare e che sai dare. Ma io mi sono semore trovato bene anche in Italia”.

Come andiamo coi punti vendita? Le bandierine crescono sulla mappa?

“Siamo a 6, ma cresciamo, la gente ci apprezza, Italia è un nome che evoca gusto, saper vivere, qualità. E poi c’è la Ferrari….”

Che c’entra la Ferrari, mi scusi?

“Camminavo un giorno a Londra con i miei capi e vedo passare una Ferrari. Chiedo un minuto di raccoglimento, perché passa una Ferrari. Loro mi dicono: impegnati e ti regaleremo una Ferrari! E non scherzavano!”

Non c’è male come benefit! Propositi per l’immediato futuro?

“Non reciderò mai i legami con il mio mondo e con la mia terra. Ma mi piacerebbe che la Regine d’Inghilterra imparasse qualche parola di patois! (il dialetto simile al francese parlato in gran parte della Valle d’Aosta, ndr)”.

La fontina non è semplicemente un formaggio, un blanc de Morgex non è solo un vino, la mise en

place non è semplicemente una tavola ben apparecchiata. Ed Enzo Gullone non è solo un manager del food&beverage. Sono tutti ambasciatori dell’Italia del mondo. Di ciò che di buono questa parola ancora evoca. E non è poco.

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