Cronache

Negozi chiusi, topi e clochard: la strada della Dolce Vita muore nel degrado

Tra locali abbandonati, negozi chiusi, topi e accampamenti di senza fissa dimora via Veneto non è più la stessa. L'appello dei commercianti: "Salvate la strada della Dolce Vita"

Negozi chiusi, topi e clochard: la strada della Dolce Vita muore nel degrado

Chissà se oggi, passeggiando da Porta Pinciana in direzione di piazza Barberini, Marcello e Maddalena riconoscerebbero la loro Via Veneto. Quella frenetica dei tavolini all’aperto e dei caffè eleganti, quella delle ragazze che passeggiano sottobraccio, occhiali da sole e sigaretta tra le dita, quella dei paparazzi e dei flash, delle attrici in cerca di una festa e delle cabriolet parcheggiate in doppia fila.

Le rovine del Cafè Veneto

Di sicuro rischierebbero di inciampare sulle lastre di travertino che si staccano in continuazione dalla veranda del Cafè Veneto. Sono le undici del mattino e alcuni uomini della polizia locale stanno transennando la struttura in ferro e cemento abbandonata dallo scorso giugno, quando il locale è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza. Oggi sta cadendo a pezzi. A staccarli, i pezzi, ci pensano poco dopo i Vigili del Fuoco, sotto gli occhi incuriositi di residenti e commercianti. “I proprietari non pagano l’occupazione del suolo pubblico dal 2009 e devono al Comune oltre 500mila euro”, spiega Teresa, titolare di un’attività commerciale nella vicina via Lombardia. “La struttura dovrebbe esser demolita perché, oltre ad essere abusiva, rappresenta anche un pericolo per i passanti”, avverte la negoziante.

Locali e negozi abbandonati

Poco più avanti, all’interno dello storico Cafè de Paris, i fasti di felliniana memoria riposano sommersi da cumuli di polvere. In bella mostra nelle bacheche del locale simbolo della Dolce Vita ci sono ancora le foto ricordo delle star abbracciate ai camerieri. Ma i volti sorridenti di Domenico Modugno, Federico Fellini, Carol Alt e Jean-Paul Belmondo, sono ormai ingialliti. Il palazzo che ospita lo storico locale è stato comprato circa dieci anni fa dal proprietario di una celebre catena alberghiera, ma i lavori di riqualificazione dell’immobile non sono mai partiti. “Non sappiamo di chi sia la colpa, se del Comune che non concede i permessi, o della proprietà”, spiega un altro commerciante. Fatto sta che uno dei tratti più famosi della via è diventato a dir poco spettrale, tra vetri rotti e immondizia che si accumula dietro le inferriate dei negozi abbandonati.

I marciapiedi invasi dai topi

E a spegnersi non sono soltanto le luci della ribalta. Anche l’illuminazione notturna è quasi assente. “Gli alberi non vengono potati da oltre 13 anni mentre nelle aiuole abbandonate continuano a crescere le ortiche”, spiega un altro commerciante, “ci siamo occupati personalmente di piantare dei ciclamini, ma dopo qualche giorno li hanno rubati”. Sono topi e gabbiani, invece, a far disperare i ristoratori. Un esercente della vicina via Emilia è stato costretto a fissare una rete su una caditoia per evitare che i ratti balzassero sui tavolini. Colpa della raccolta dei rifiuti porta a porta che, manco a dirlo, anche qui va avanti a singhiozzo. Così i rifiuti dei ristoranti e dei grandi alberghi che si affacciano sulla via principale si accumulano nei cassonetti delle vie limitrofe e lì rimangono per giorni attirando i roditori.

Gli accampamenti lungo le Mura aureliane

A pochi metri da Porta Pinciana alcuni senza tetto hanno piantato le tende lungo le mura. Appena ci scorge Bobo, un clochard di 65 anni, distoglie lo sguardo dal suo piatto e spalanca le braccia verso di noi. “Ho bisogno di una carrozzina nuova”, geme indicandoci una vecchia sedia a rotelle lasciata sull'erba ad arrugginirsi. Nella canadese accanto alla sua, nascosta tra il fogliame, dorme una signora della stessa età. Sono una decina, invece, i senza fissa dimora, per la maggior parte dell’Est Europa, che occupano il sottopassaggio di via Campania. Qui in pochi metri riescono a convivere il mondo di sopra, fatto di vetrine sfavillanti e portieri in divisa che spalancano gli ingressi degli hotel di lusso, e il mondo Il mondo di sotto, quello dei cartoni e dei materassi appoggiati sul pavimento. “Ogni tanto c’è qualcuno che gironzola ubriaco, ma di solito non danno problemi”, assicura una residente.

L’appello alla sindaca per salvare Via Veneto

Lo scorso luglio negozianti e inquilini dei palazzi della strada della Dolce Vita hanno scritto al sindaco di Roma, Virginia Raggi e al prefetto Paola Basilone. “Abbiamo elencato tutte le criticità presenti nella zona, compreso il fatto che vorremmo fosse eliminata la corsia preferenziale dove l’alta velocità delle auto ha già provocato numerosi incidenti gravi”, spiega Teresa a nome dei commercianti delle vie limitrofe, “ma ad oggi non abbiamo ricevuto risposta”. Sulla querelle sono intervenuti il consigliere capitolino di Fratelli d’Italia, Francesco Figliomeni e il consigliere regionale del Lazio, Fabrizio Santori. “Siamo al fianco dell’Associazione Via Veneto per riportare decoro e sicurezza in una delle strade più famose nel mondo, lasciata in stato di abbandono dalla sindaca Raggi a cui è stata indirizzata una lettera di aiuto, ancora senza risposta”, scrivono gli esponenti del partito di Giorgia Meloni in una nota congiunta, “vedere ridotta in questo stato la via della Dolce vita è sinceramente sconfortante, per questo sollecitiamo l’amministrazione ad intervenire in maniera decisa”.

“Sappiamo che tutta Roma è ridotta in queste condizioni, ma per questa strada chiediamo al Comune di avere un occhio di riguardo”, è l’appello accorato dei commercianti, “è il nostro biglietto da visita nel mondo”.

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