Ventimiglia, tensioni alla tendopoli: nigeriano preso a pietrate e rapinato

Crescono la fame e la tensione alla tendopoli abusiva sul fiume Roja di Ventimiglia. Un nigeriano è stato preso a pietrate da un altro straniero

Ventimiglia, tensioni alla tendopoli: nigeriano preso a pietrate e rapinato

Ventimiglia - Crescono la fame e la tensione alla tendopoli abusiva sul fiume Roja di Ventimiglia, dove neppure l'allerta gialla per neve è riuscita a convincere i circa cento migranti ancora presenti, a trovare una diversa sistemazione. Il culmine della tensione si è avuto, nel tardo pomeriggio di ieri, quando un nigeriano è stato preso a pietrate da un altro straniero (ignoto), che lo ha rapinato dei pochi soldi che aveva in tasca e del cellulare. Nel corso dell'aggressione gli ha anche spaccato i due denti incisivi superiori e lo ha ferito ad un occhio, lasciandolo in una pozza di sangue, così come lo hanno trovato i soccorritori.

Le condizioni disumane in cui vivono i clandestini del Roja, stanno superando ogni limite, non solo a livello igienico e sanitario, ma anche dal punto di vista della pacifica convivenza. Il giovane nigeriano è stato stabilizzato e portato in ospedale a Sanremo, mentre la polizia sta cercando il colpevole, anche se sarà ben difficile da individuare, visto che l'aggredito non parla italiano. Ieri i volontari della Croce Rossa hanno convinto una quarantina di stranieri (20 uomini, 15 donne e 5 bambini, più qualcun altro) a trasferirsi al centro di accoglienza del Parco Roja, dove hanno vitto e alloggio gratuito. Il che vuole dire pasti caldi, doccia calda e un letto su cui dormire: il tutto a spese del governo italiano. Ma molti di loro preferiscono vivere come bestie, rischiando di morire assiderati, per paura di essere "schedati" dalla polizia e di precludersi per sempre il loro sogno di raggiungere la Francia, perché una volta identificati verrebbe automaticamente provato il loro in ingresso in Italia e le autorità francesi che li trovassero sul proprio territorio, potrebbero respingerli alla frontiera.

Chi ha deciso di restare sul fiume,

continua a dormire nella tendopoli, scaldandosi con dei falò. Malgrado le precarie condizioni e il rischio che qualcuno muoia per il gelo, nessuno si prende la briga di sgomberare a tendopoli. Insomma, solidali fino alla morte.

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