Guerra in Ucraina

Viaggio nel bunker anti-atomico alle porte di Roma

Abbiamo visitato il bunker di Soratte, alle porte di Roma, uno dei rifugi anti-atomici più grandi d'Italia e d'Europa: oggi soltanto un museo, non sarebbe utilizzabile in caso di attacco nucleare

Viaggio nel bunker anti-atomico alle porte di Roma Esclusiva

Le minacce nucleari arrivano con sempre maggiore frequenza dai talk show della tv russa ma anche da parte di importanti esponenti politici. Soltanto una settimana fa il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, ha minacciato la Polonia di “sparire” se fosse stata accettata la proposta dell’ex ministro degli Esteri di Varsavia ed eurodeputato, Radoslaw Sikorski, di fornire testate atomiche a Kiev. Anche per questo, dallo scorso febbraio, le comitive che varcano la porta del bunker costruito durante la Guerra Fredda all’interno del monte Soratte si soffermano con maggiore interesse sul cartellone che compara l’effetto devastante di Fat Man, l’ordigno atomico che distrusse Nagasaki, con quello della Tsar Bomb, la potente bomba all’idrogeno sviluppata dall’Unione Sovietica nel 1971.

"Fa impressione..."

Il modello è applicato alla città di Roma, perché proprio a mettere in salvo il governo italiano in caso di attacco nucleare sarebbe servito il rifugio progettato dalla Nato sulla scia della crisi dei missili di Cuba. "Oggi il potenziale di un ordigno atomico sarebbe più simile a quello descritto nel secondo cartello", ci spiega Riccardo Cecchini, presidente dell’Associazione Bunker Soratte indicando il cerchio rosso che inghiotte tutto il perimetro della Capitale. “Certo, fa impressione – aggiunge – che dopo oltre cinquant’anni questi temi siano tornati di attualità”. “Quando le prime bombe russe hanno iniziato a cadere su Kiev, abbiamo ricevuto più di una telefonata di persone che chiedevano di poter utilizzare il bunker come nascondiglio, gli abbiamo detto che non c’erano più posti disponibili”, dice Riccardo ridendo.

Ecco com'è Soratte

Il bunker voluto da Benito Mussolini negli anni '30, oggi, infatti, è diventato un museo diffuso. Per riconvertirlo a rifugio anti-atomico servirebbero almeno due anni di lavoro. Ma sembra una eventualità remota. "In caso di minaccia alla città di Roma oggi il presidente della Repubblica – spiega il presidente dell’associazione che gestisce il sito – verrebbe portato in un nascondiglio molto più piccolo e moderno, alle porte della Capitale". Gli oltre quattro chilometri di tunnel che si snodano nel ventre della montagna, davanti al comune di Sant’Oreste, oggi sono frequentati perlopiù da scolaresche e visitatori appassionati del genere. L’associazione che ha recuperato il bunker trasformandolo in museo ha riprodotto fedelmente tutti gli ambienti, recuperando materiali e particolari originari. Dalla fabbrica di armi Breda, installata nel rifugio antiaereo mussoliniano, al periodo dell’occupazione tedesca del sito, fino al nascondiglio a prova di ordigno nucleare costruito negli anni ’60. Il rifugio anti-atomico si snoda all’interno di una serie di gallerie rese stagne da capsule di cemento armato studiate per resistere all’impatto delle bombe dell’epoca.

All’interno sono stati ricostruiti i dormitori, l’arredamento della stanza che doveva ospitare il governo e la war room da cui coordinare la risposta in caso di attacco. In realtà il progetto non fu mai portato a compimento, proprio per il mutamento del quadro di sicurezza. Il bunker Soratte, unico nel suo genere per le caratteristiche strutturali che consentono il ricambio d’aria all’interno anche senza un sistema di ventilazione meccanica, è uno dei più grandi d’Italia con una estensione di 25mila metri quadrati. Ma la Penisola è zeppa di strutture di questo tipo. Uno dei più famosi si trova ad Affi, in provincia di Verona. Il suo nome è West Star, Stella d’Occidente, nome in codice che diede la Nato per contrapporlo a “Stella Rossa” nel periodo della Guerra Fredda. Anche questa cittadella di 13mila metri quadrati che si sviluppa a 150 metri sottoterra oggi non è più operativa. Se per “attivare” il bunker Soratte sarebbero necessari almeno un paio d’anni, in questo caso ce la faremmo con 365 giorni: potrebbe ospitare tra 500 e mille persone e resisterebbe ad un’atomica cinque volte più potente di quella sganciata su Nagasaki.

Gli altri bunker italiani

Rimanendo al Nord Italia troviamo i bunker Breda, costruiti nel 1942 e quelli ad est del Parco Nord della città di Milano, parimenti riconvertiti in musei permanenti. Una particolarità è rappresentata anche dal "Rifugio 87" presente sempre nel capoluogo lombardo, così chiamato perché si tratta dell’87esimo dei 135 bunker anti aerei costruiti durante la Seconda Guerra Mondiale nell’area milanese. Piuttosto piccolo rispetto agli altri, fu edificato a due metri sottoterra e misura 220 metri quadrati. In Trentino-Alto Adige esiste il "Gamper bunker", anche questo, come il Soratte, voluto da Mussolini nel 1940 per rifugiarsi in caso di invasione tedesca: si trova nel cuore del monte Mais, a 1.520 metri sul livello del mare, in Alta Val di Non.

Contro i bombardamenti della Seconda Guerra ne è stato costruito uno a Torino, a Piazza Risorgimento, considerato tra i più grandi ricoveri pubblici degli anni 1942-1944: vi trovavano protezione circa 1.150 persone ai quali se ne aggiunsero altre centinaia che riuscivano a contenere fino a 45mila persone su un totale molto più alto, oltre 700mila abitanti. Uno dei più celebri perché costruito apposta per proteggere Mussolini e la sua famiglia è il bunker antiatomico di Villa Torlonia, a Roma, edificato tra il 1942 e il 1943 ma anch’esso rimasto incompiuto dopo l’arresto del Duce. Non dimentichiamo, poi, quello sotto Piazza Venezia realizzato anch’esso ad uso e consumo di Mussolini: grande soltanto 80 metri quadrati, presenta muri in cemento armato spessi più di due metri.

Ad oggi non è nemmeno visitabile perché è “scaduta la convenzione con il Comune di Roma” come si legge sull’home page del sito, c’è il bunker di Villa Ada costruito per la famiglia reale della dinastia sabauda.

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