Per noi italiani sono pochi i simboli da non sporcare: la pizza è uno di questi. Perciò le reazioni di sdegno e le dichiarazioni quasi di guerra contro Canal plus e contro la Francia sono tutte ampiamente giustificate. Gli intellettuali cosmopoliti e i globalizzati senza radice potranno anche ridacchiare, e magari solidarizzare con i francesi, ma la pizza è veramente uno dei segni della nostra identità nazionale, un esempio di quel «nazionalismo banale» delle cose e della vita quotidiana, di cui parla il sociologo Michael Billig, che fornisce identità a uno Stato e a un popolo. Non è un caso che tutti i politici, anche quelli più snob e meno populisti, nelle loro campagne elettorali e nella loro comunicazione, una volta o l'altra abbiano avuto a che fare con la pizza: per fotografarla, per gustarla e persino per impastarla (lo ha fatto anche Conte quando già era passato da «avvocato del popolo» a «avvocato dei progressisti»). Ma la vicenda, disgustosa quanto marginale, come tutti gli eventi marginali ci rimanda ad altro. Prima di tutto, che «settant'anni di Europa» ci hanno riportato al nazionalismo ottocentesco. Questo fatto, per noi tutt'altro che negativo, è visibilissimo nelle reazioni di sdegno di esponenti del governo e della stessa maggioranza, accorso a chiedere spiegazioni alla Francia, cioè al suo governo; quando il video è apparso su una tv privata, e certo non è stato ideato da Macron.
Ma non importa, nella logica del nazionalismo è la Francia tutta ad averci aggredito: e in un certo senso è così. D'altro canto, se i francesi, secondo la nota battuta da loro stessi coniata, sono degli italiani molto meno simpatici, e se l'affetto per il nostro Paese oltralpe è sempre alto, bisogna dire che ritroviamo costante anche un certo pregiudizio vagamente razzistico, legato alla sporcizia e alla mancanza di igiene: e il pizzaiolo che scatarra sulla pizza e diffonde il virus rimanda a quell'immaginario. Ma la Francia ha lezioni da restituire all'Italia in fatto di igiene? Direi di sorvolare. Certo colpisce che la piccola vicenda esploda soli pochi giorni dopo la visita di Macron a Napoli, con un Conte particolarmente supino, anche da un punto di vista prossemico, all'ospite. L'incontro dovrebbe favorire la ripresa di un trattato tra Italia e Francia, i cui contorni sono tanto vaghi quanto inquietanti: la Francia si è già divorata, spesso con l'aiuto dei governi di sinistra del passato, una fetta di nostre banche e imprese e non vorremmo che il nuovo trattato rendesse ufficiale il nostro vassallaggio. Macron non è responsabile del video «pizza corona», ma in lui c'è molto dello stesso spirito francese.
Infine, ci deve essere sotteso qualcosa d'altro: come ha subito dichiarato Giorgia Meloni, il video insinua subliminalmente che i prodotti italiani sarebbero contaminati. E qui non siamo più nell'ambito degli stereotipi e della stupidità, siamo in quello della guerra commerciale. Ma allora sarebbe il caso di rispondere con la stessa moneta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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