Cronache

Vittima del Taharrush: "Mi hanno violentata e hanno tagliato il seno"

Un'altra vittima del gioco rituale arabo che umilia le donne per strada, noto come "Taharrush Gamea". La testimonianza della giovane aggredita: "Mi dicevano che ero una sgualdrina svedese"

Vittima del Taharrush: "Mi hanno violentata e  hanno tagliato il seno"

Nathalie Hager stava tornando a casa quando, improvvisamente, un gruppo di uomini arabi l'ha aggredita fuori da una chiesa. Inutili i tentativi di respingere le aggressioni, la donna ha riportato diverse ferite.

Il vile attacco ha avuto luogo martedì scorso a Nora, una pittoresca cittadina a ovest di Stoccolma. "Mi hanno picchiata e tagliato parte del mio seno e nel frattempo mi davano della sgualdrina svedese", spiega Nathalie. La 29enne è sulla via di ritorno verso casa e si accorge che alla sue spalle c'è un gruppo di uomini che la pedinano. A quel punto, avendo capito le loro intenzioni, chiama il fidanzato e poi inizia a correre, ma dopo circa 100 metri gli uomini la raggiungono e l'incubo ha inizio.

Mi hanno sbattuta per terra e trascinata per i capelli in un vicolo. Non ricordavo che mi avessero picchiata, ma ho il viso ricoperto di lividi. Inoltre mi hanno scorticato il seno con un coltello o un rasoio, le ferite sono profonde ed evidenti. Sulle braccia, da dove mi hanno tenuta, ho dei grossi ematomi", racconta Nathalie. A causa dei forti colpi ricevuti sulla testa, la giovane svedese ha avuto vuoti di memoria momentanei. Miracolosamente, la ragazza riesce a divincolarsi e a scappare. Mentre fuggiva dagli aggressori vede il fidanzato a 50 metri di distanza ma a quel punto gli uomini erano già scappati. Subito dopo il triste episodio Nathalie si è recata in questura per denunciare i fatti. Stando alla sua testimonianza, i violentatori avevano tra i 30 e i 35 anni e parlavano un dialetto siriano. Uno di loro portava un cappellino da baseball e gli altri cappelli invernali. La ragazza ricorda i termini che le venivano rivolti: "Erano solo offensive: "sgualdrina svedese", "donnaccia" e così via. Nessuna di senso compiuto.

Credo che non parlassero svedese a parte alcune parole, quindi ho immaginato fossero richiedenti asilo", conclude la giovane.

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