Cronache

"Voi non ci ascoltate? E noi spacchiamo tutto"

Paolo ha 32 anni, lavora come fattorino per una ditta di trasporti in provincia di Napoli ma il primo maggio si trovava a Milano a lanciare pietre e molotov contro la polizia

"Voi non ci ascoltate? E noi spacchiamo tutto"

"Bella festa, eh? Ti è piaciuta la sorpresa che abbiamo fatto all’Expo?". Paolo ha 32 anni, lavora come fattorino per una ditta di trasporti in provincia di Napoli ma il primo maggio si trovava a Milano a lanciare pietre e molotov contro la polizia. Dice che il caschetto nero che indossava durante i tafferugli è lo stesso che usa per le consegne di giorno. "È andato tutto secondo i piani - racconta il black bloc all’Ansa - Noi abbiamo recitato il nostro copione come previsto e la polizia ha tenuto la posizione come immaginavamo. È stato un successo: qualche denunciato, pochi arresti e soprattutto nessun ferito. Alla grande".

Paolo parla alla stazione Centrale, poco prima di tornare a casa su un Frecciarossa. "Purtroppo un po' di compagni sono stati fermati alla fine del corteo. Gli staremo vicino. Capita di essere presi, fa parte del gioco. I compagni hanno fatto quello che bisognava fare. Milano, l’Expo, gli organizzatori, la polizia, i politici, se lo meritavano questo macello. Voi non ci ascoltate? E noi vi spacchiamo tutto. Siamo pari. C’era solo una risposta da dare alla sfacciataggine della questura che ha deciso, a qualche giorno dalla contro-manifestazione, di porre una zona rossa e vietare un percorso autorizzato da mesi. La città non è di Expo: dalle periferie al centro è stato importante provare a violare la zona rossa per significarlo. Il premier voleva una vetrina per mostrare il meglio dell’Italia. L’ha avuta in questo primo maggio di lotta: l’eccellenza italiana è riprendersi le strade, tutti insieme.

Con tutti i suoi limiti il corteo di ieri è la prima grande e decisa protesta contro Renzi e il suo modello di sviluppo, e così verrà ricordata".

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