Da circa 26 settimane, Alberto Genovese è a San Vittore, in una cella della sezione “protetti”. È accusato di violenza sessuale e spaccio e ora, nella puntata di ieri di “Quarto Grado”, spunta una chat choc in cui gli interlocutori sono la sua presunta vittima, che a novembre 2020 ha affermato di essere stata violata durante una festa a Terrazza Sentimento, e il miglior amico di Genovese, Daniele Leali. La chat in questione risale all’8 dicembre, a oltre un mese dall’arresto, mentre Leali si trova a Bali per motivi di lavoro.
Tutto comincia quando Leali scrive su Instagram, difendendo l'amico e puntando l'attenzione sulla ragazza: “Perché nessuna delle sue amiche mi ha mai chiesto dove fosse la loro amica nemmeno il giorno successivo? Era normale per loro che questa ragazza si fermasse a ‘dormire’ fuori a casa di sconosciuti?”. La risposta non si fa attendere. La giovane scrive in privato a Leali: “Comunque per tua informazione le mie amiche sono venute a cercarmi, anzi il giorno dopo mi sono svegliata con mille messaggi di persone diverse che mi dicevano di essere preoccupate. Avevano avvertito tutti il pericolo, strano solo che tu non l’abbia avvertito”. E ancora: “La tua fidanzata ancor più vergognosa, da ‘donna’, dire certe cose mi fa venire i brividi”.
Inizia così il botta e risposta tra i due. Leali si difende in chat: “La verità verrà fuori per tutti. E chi ha sbagliato pagherà. Né io né le tue amiche avevamo avvertito pericolo per te (altrimenti non se ne sarebbero andate via) e avrebbero aspettato la fine della festa e avrebbero insistito fino alla morte per portarti via con loro. Quando io me ne sono andato via non sapevo nemmeno con chi fosse in camera Alberto”.
La presunta vittima non ci sta. In chat parla di victim blaming - quel fenomeno secondo cui una presunta vittima non viene creduta e anzi viene offesa - nei propri confronti e nei confronti della sua famiglia sui social network. Accusa Leali di aizzare l’odio, che dal canto suo smentisce, affermando di aver cercato di evitare la gogna mediatica alla ragazza e di essere estraneo all’intera vicenda.
La accuse della presunta vittima a un certo punto sembrano non riguardare più solo una presunta violenza sessuale. “Non è dipeso da me il fatto che questa storia sia stata così discussa - scrive ancora a Leali - Credo più dalle cose indicibili che ha fatto Alberto. Se è una notizia che ha fatto così parlare c’è un motivo. Non so quanto tu sappia riguardo all’accaduto ma non si parla di stupro. Di tortura. È tentato omicidio. […] Non è un reato usare sex toy, è un reato usarli per violentare una persona”.
Nella chat si insinua l’impressione che il legale della ragazza le abbia suggerito di querelare Leali, allora lei gli chiede un incontro perché dice di essere convinta della sua innocenza e promette una telefonata.
E qui arriva una frase della giovane, rivolta sempre a Leali, che ha sollevato l'interesse del parterre di "Quarto Grado": “Ti ritengo una brava persona e vorrei trovare un compromesso con te”. Di cosa si tratta, cos’è questo compromesso di cui si parla? Ma è probabile che questo argomento sarà sviscerato soltanto al processo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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