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CULTURA A GENOVA? SAVINA E VINCENZO

CULTURA A GENOVA? SAVINA E VINCENZO

Ancora oggi, in occasione dello sciopero generale, verranno a raccontarci che il governo è cattivo e taglia i fondi allo spettacolo. Gli orchestrali del Carlo Felice faranno un breve concerto all’aperto a Palazzo Ducale e in piazza De Ferrari per protesta, protagonisti di quella che l’agenzia di stampa Ansa definisce un’«iniziativa politico culturale». In pratica, i musicisti del Carlo Felice suoneranno il Va’ pensiero, l’inno di Mameli e l’ouverture de La gazza ladra di Rossini, aderendo idealmente al Requiem «quale simbolico De Profundis per la morte annunciata di tutte le attività di Spettacolo» (maiuscole tutte loro).
Personalmente, credo che sia demagogia allo stato puro. E che il Requiem andrebbe suonato per chi pensa che lo spettacolo e la cultura siano fatti solo di contributi pubblici, di fondi statali e di sussidi vari. Così come penso che gli assessori che sposano queste battaglie, cavalcandole per meri calcoli elettorali, farebbero meglio a utilizzare le loro energie per fare di Genova una città sempre più ricca di cultura. Che non vuol dire necessariamente, come spesso accade nella nostra città, aprire musei che poi magari visitano in pochissimi.
La cultura non è fatta solo di musei. La cultura è fatta di idee, come ha dimostrato a Roma un sindaco di centrosinistra come Walter Veltroni. La cultura è fatta di contaminazioni fra alto e basso, fra scelte popolari e opzioni ardite, come ha dimostrato negli ultimi anni l’avvicinamento di fasce finora escluse (che, a Genova, spesso rimangono tali) a eventi impensabili fino a qualche anno fa. La cultura è fatta anche di politiche per i giovani. E la cultura, soprattutto, è fatta anche di imprenditori che rischiano ogni giorno sulla loro pelle, senza piangere per chiedere contributi o lamentarsi a prescindere.
Non è un discorso politico, anzi. Negli ultimi giorni, due artisti dichiaratamente di sinistra - ma di una sinistra illuminata, capace di fare il suo lavoro di satira e di musica, anche impegnate, anzichè giocare a demonizzare gli avversari - hanno firmato due spettacoli straordinari. Lo Psicoparty di Antonio Albanese al Politeama e il Buon sangue tour di Jovanotti al Mazdapalace sono due spettacoli di valore assoluto. Almeno, così pare a me e così pare al pubblico genovese che ha fatto e continua a far registrare il tutto esaurito.
La notizia è che questi spettacoli sono proprio merito di imprenditori privati come quelli che evocavamo prima: Savina Scerni e Vincenzo Spera, due che vedono soldi pubblici con il contagocce. Eppure, non si lamentano. O, almeno, non più di tanto. Abbassano la testa, si rimettono a lavorare e continuano a portare cultura a Genova. Fra l’altro, guadagnandoci pure. O, almeno, così credo. Visto che non mi risulta lo facciano per beneficenza.
Savina è anche una delle donne più affascinanti di Genova; Vincenzo, obiettivamente, è un po’ meno bello.

Ma, insieme, danno una lezione al resto della città culturale, soprattutto a quella piagnona della cultura sempre e comunque assistita, degli aiuti e dei sussidi a fondo perduto. Due come loro sono capaci di suonare il Requiem, sì. Ma al modo di fare cultura degli altri.

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