Adam Smith, padre del pensiero liberale spiegato da Butler

E' un Adam Smith privato di qualsiasi retorica e reso davvero utile a tutti a noi, costantemente chiamati a cercare di difendere la nostra libertà quello raccontato da Eamonn Butler in "Capire Adam Smith" Compra qui l'opera a soli 2,99 euro

Adam Smith, padre  del pensiero liberale spiegato da Butler

Come sottolinea Gavin Kennedy nell’introduzione al volume  davvero non è facile trovare un testo che sappia esporre le idee essenziali di Adam Smith meglio di quanto non sia riuscito a fare Eammon Butler con questo lavoro del 2007, intitolato Capire Adam Smith.

Già noto ai lettori italiani per una sua bella introduzione a Hayek pubblicata molti anni da Studio Tesi, da tempo Butler è impegnato al tempo stesso nella guida dell’Adam Smith Institute (un influente think-tank londinese) e in un serio lavoro di ricerca sulla storia del pensiero economico.

La forza del volume di Butler è figlia dei due impegni che ne caratterizzano l’azione quotidiana, dato che in ogni pagina è chiara l’intenzione di trasmettere l’essenziale senza rinunciare al rigore dello studio. Il militante schierato a difesa delle libertà è preoccupato di afferrare quanto vi è di più cruciale nella lezione smithiana (il rigetto del mercantilismo, la valorizzazione dello scambio, la riflessione sul ruolo del capitale, la funzione delle virtù e delle tradizioni), ma questo meritorio sforzo di sintesi non va mai a scapito della qualità.

Al contrario, Butler punta a liberare questo gigante del pensiero economico e sociale da ogni vuota retorica, al fine di renderlo davvero utile a tutti a noi, che siamo costantemente chiamati a cercare di difendere la nostra libertà da quanti vorrebbero imporre il cosiddetto “primato della politica”.

L’Adam Smith raccontato in queste pagine è insomma un maestro imperituro, soprattutto perché “capì che l’armonia sociale emerge in modo spontaneo nel momento in cui gli esseri umani si sforzano di trovare modi di vivere e di lavorare assieme”.

Non c’è alcun eccesso di ottimismo in tutto ciò, né una qualche sopravalutazione degli esseri umani, ma semmai un primo e fondamentale passo verso la

comprensione della complessità istituzionale di quegli ordini (il mercato, il diritto comune, il linguaggio, la scienza ecc.) che non sono il prodotto del disegno di qualcuno, ma l’esito involontario di tante differenti iniziative.

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