Addio a Mankell, giallista svedese da milioni di copie

Lo scrittore Henning Mankell (scomparso ieri nell'ospedale di Göteborg all'età di 67 anni) non aveva scelto a caso il sottotitolo della serie di romanzi noir dedicati al suo commissario Kurt Wallander. Storie iniziate nel 1991 con Assassinio senza volto e che aveva deciso di battezzare come I romanzi dell'inquietudine svedese . Fondamentalmente tutte quelle storie, come spiegò l'autore stesso fra le pagine della raccolta di racconti Piramide (1999) «hanno sempre girato intorno a un unico tema: che cosa è successo negli anni Novanta allo Stato di diritto? Come può sopravvivere la democrazia se il fondamento dello Stato di diritto non è più intatto? La democrazia ha un prezzo che un giorno sarà considerato troppo alto e che non vale più la pena pagare?».

Proprio per questo motivo un poliziotto come Kurt Wallander è alle prese tutti i giorni con casi che mostrano come la società svedese abbia fallito nella costruzione del suo sistema, infrantosi davanti all'emergenza della quotidianità. Quando Mankell decide di costruire la originale saga il mondo del noir svedese non era ancora assistito alla rivoluzione mediatica dei thriller della Millennium Trilogy di Stieg Larsson ma aveva già assimilato la narrativa poliziesca di Maj Sjöwall e Per Wahlöö scandita dalle indagini dell'ispettore Martin Beck. La letteratura nordica aveva già toccato temi come l'ingiustizia sociale di certe democrazie e aveva già preso a modello i cosiddetti «romanzi duri» di Georges Simenon ma solo a partire dai noir di Henning Mankell si è trovata a dover discutere scottanti storie di immigrazione e razzismo legate alla contemporaneità. Kurt Wallander è diventato così il personaggio perfetto per raccontare la Svezia come terra di confine, lui che opera in quella zona della Scania che molti definiscono «il Texas del mar Baltico».

Romanzi come Assassinio senza volto , I cani di Riga , L'uomo inquieto , Prima del gelo , Muro di fuoco (pubblicati in Italia da Marsilio) mettono in scena un'originale indagatore segnato nella propria vita personale (sia nei rapporti con la moglie sia con quelli con la figlia) e abituato a guardare con distacco la realtà che lo circonda nella piccola cittadina di Ystad. Un eroe che nemmeno nei momenti più tragici butta la spugna perché per lui «il concetto di giustizia non significa solo che le persone che commettono reati vengano condannate. Significa anche non arrendersi mai».

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