Sul Corriere della Sera di ieri Pierluigi Battista ha dedicato anche a me la sua rubrica «Particelle elementari». Il titolo della nota «Quell’invito illiberale a non scrivere» e il suo incipit «è abbastanza singolare l’esortazione a “non” pubblicare un libro» sintetizzano la tesi di Battista e mettono in discussione le mie convinzioni liberali. Sono quasi sempre d’accordo - e forse il quasi è superfluo - con ciò che Battista scrive. Ma questa volta, per ovvi motivi, farò un’eccezione.
Non mi sento colpevole. Le critiche di Battista prendono spunto da un mio commento al saggio di 132 pagine con cui Sofri ha confutato sia alcuni aspetti del film di Marco Tullio Giordana Romanzo di una strage sia alcune parti del libro di Paolo Cucchiarelli Il segreto di piazza Fontana dal quale la sceneggiatura è stata liberamente tratta. Io mi sono guardato bene - e voglio ribadirlo - dall’invocare il bavaglio a Sofri e la censura delle sue idee. Avessi avuto questi propositi, li avrei enunciati da tempo, visto che Sofri scrive ininterrottamente. Ho tuttavia manifestato un profondo disagio. Per la disinvoltura con cui personaggi condannati dalla giustizia e dalla società - si sia trattato di terroristi rossi e neri o di tangentocrati o di governanti cui dobbiamo l’immane debito pubblico italiano - intervengono per spiegare quali siano i comportamenti civici, quali misure debbano essere adottate contro la corruzione, quali i necessari tagli alla spesa. Costoro frequentano assiduamente i talk-show televisivi, sono invitati nei salotti e nei cenacoli culturali, inondano i quotidiani: di solito con l’arietta presuntuosa di chi se ne intende. I profeti del politicamente corretto, per i quali è blasfemo e oltraggioso che Marcello Dell’Utri acquisti a un’asta i volantini delle Br, o che i nostalgici di Salò partecipino a una cerimonia -fermo restando che per i nostalgici di Salò non ho nessuna simpatia - offrano rispettosa ospitalità a chi ha sparso sangue. Non pretendo gli opinionisti itineranti con condanne a carico smettano di scrivere e di parlare, ci mancherebbe. Dico che quando lo fanno, impartendo questo tipo di lezioni, mi sembrano imprudenti nonchè impudenti.
Battista si stupisce per avere io auspicato che Sofri si astenga per pudore dal pronunciarsi su ammazzamenti e vicende giudiziarie. Mi spiace di dover contraddire il mio amico Battista, ma resto del pare che l’esprimere questo disagio, e il deplorare certe ostentazioni del reducismo terroristico, non sia illiberale. O se un po’ lo è appartenga al margine discrezionale del liberalismo. La diatriba tra Sofri e Cucchiarelli è affar loro, Piazza Fontana è un tenebroso affare anche nostro. Nessun divieto, ripeto, ad Adriano Sofri.
Il quale - visto che ci occupiamo del film di Giordana - avrebbe potuto ricordare al regista quali accuse tremende di Lotta continua, quale persecuzione mediatica, quale infamante disprezzo dell’intellighenzia abbiamo tormentato Calabresi fino all’assassinio. Su questo Romanzo di una strage è molto reticente. Sofri sarebbe stato un consulente autorevolissimo, per colmare la lacuna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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