Cultura e Spettacoli

Il banchiere che difendeva gli ultimi

Amadeo Peter Giannini fu un profondo innovatore dell'azione bancaria nell'America di inizio Novecento. La sua azione era rivolta al sollevamento della condizione materiale delle fasce emarginate

Amadeo Peter Giannini, il banchiere degli ultimi

La storia degli italo-americani nel mondo della finanza statunitense degli anni ruggenti dell'ascesa della potenza economica a stelle e strisce è, troppo spesso, associata alla carriera truffaldina di Charles Ponzi, l'ideatore dell'omonimo schema poi ripetuto a cascata più volte nella finanza contemporanea.

Ma c'è anche un'altra figura, stranamente meno nota, che si è conquistata ben più luminosa fama, quella di Amadeo Peter Giannini, il finanziere di origini italiane che nell'America di inizio Novecento divenne per tutti il "banchiere degli ultimi". Nato da immigrati provenienti da Favale di Malvaro, comune nell'entroterra di Levante ligure, nella città di San José il 6 maggio 1870, Giannini fu nel corso della sua vita imprenditoriale sia un profondo innovatore della professione bancaria che un grande protagonista del sostegno allo sviluppo delle fasce meno abbienti, nella consapevolezza che la finanza può produrre valore solo quando esso, sul lungo periodo, si distribuisce nelle reti sociali e nelle comunità, a livello diffuso. Una visione analoga a quella di Henry Ford, che nella sua casa automobilistica introdusse certamente un sistema di produzione e gestione complesso, fortemente intento a regolare tempi e dinamiche dell'attività aziendale, garantendo però una focalizzazione del sistema capitalista da lui gestito sull'aumento graduale dei salari e dei diritti dei propri lavoratori, trasformati nei più pagati del Paese e nei primi acquirenti della Model T e delle altre autovetture di Ford.

L'epopea umana e professionale di Giannini è raccontata approfonditamente nel romanzo biografico Amadeo Peter Giannini. Il banchiere galantuomo scritto da Giorgio Chiarva, in cui l'autore ha il merito di riportare alla luce un'esperienza importante per la storia degli italo-americani.

Giannini passò un’infanzia difficile, rimase orfano a 16 anni vedendo con i propri occhi un bracciante uccidere suo padre, reclamando solo un dollaro di paga, gestì e si dedicò all’azienda di famiglia, capì subito che nel sistema economico odierno era meglio produrre che commerciare prodotti.

Giannini fondò nel 1904 la Bank of Italy a San Francisco, dando vita a una storia finanziaria che l'avrebbe condotta alla fusione con la Bank of America e alla creazione del più grande gruppo d'affari al mondo nel 1945. In precedenza era già stato direttore in una banca di San Francisco, dove molti emigranti italiani andavano per spedire in Patria i propri risparmi subendo un cambio svantaggioso del 5-6%; applicando un tasso del 2% la Bank of Italy spinse la clientela sulle sue filiali e Giannini, come Chiarva ricostruisce in un romanzo che ha il rigore documentario di un saggio, divenne per questo per tutti "il banchiere galantuomo", il facilitatore dei rapporti con la madrepatria per migliaia di persone.

Il terremoto del 1906 che sconvolse San Francisco diede un'ulteriore spinta all'azione di Giannini, che trasformò la Bank of Italy prima banca popolare ad azionariato diffuso la cui missione è quella di prestare denaro e fiducia, riporta Chiarva, "a chi non può dare altre garanzie se non la propria voglia di fare". La Bank of Italy divenne l'abilitatore di una vera e propria ripresa sistemica, consentendo a artigiani, piccoli commercianti, bottegai, persone desiderose di far ripartire la propria attività, agricoltori e giovani intraprendenti un accesso a canali di finanziamento agevolati. In quel momento la sua attività si espanse oltre i confini della comunità italoamericana, che rimase però il suo zoccolo duro.

Alberto Di Minin, studioso del management e docente alla Scuola Sant'Anna di Pisa, ha scritto su Nova de Il Sole 24 Ore che ai tempi di Giannini "le banche erano sterilmente incapaci di far circolare ricchezza, richiedendo garanzie certe prima di concedere prestiti. Scommettere su chi voleva avviare un’attività imprenditoriale, ma mancava delle risorse finanziarie iniziali, fu estremamente redditizio per la sua banca, tanto che più del 90% dei prestiti concessi furono restituiti con i dovuti interessi" e generò un flusso di risorse ingente verso l'economia reale della California in via di rinascita.

Giannini fu, fino alla morte avvenuta nel 1949, imprenditore e banchiere con visione, uomo di relazioni, intuì l'importanza della pubblicità nell'attività bancaria, promosse anche una vera e propria anticipazione del venture capitalism: garantì sostegno a giovani innovatori pieni di idee, come gli ingegneri Bill Hewlett e David Packard che Giannini fece incontrare con Walt Disney per portare innovative tecnologie audio nei film del suo gruppo, dando vita al sodalizio che avrebbe fatto nascere il colosso Hp. Finanziò la costruzione del ponte Golden Gate, sostenne Charlie Chaplin per i suoi film, ideò e finanziò assieme a Henry Kaiser il sistema modulare di costruzione delle Liberty Ships durante la seconda guerra mondiale, dopo la guerra attraverso la filiale italiana, la Banca d'Italia e d'America fece arrivare in anticipo sul Piano Marshall fondi per lo sviluppo dell'Italia uscita distrutta dalla guerra.

Nell'ottica di Giannini l'attività finanziaria si prestava a due considerazioni profonde e inattuali che parlano ancora al nostro tempo segnato da un profondo ripercuotersi di crisi. In primo luogo, l'ottica di lungo periodo si sposava inevitabilmente con il sostegno a una concezione della banca come "bene collettivo", come servizio non solo di mera accumulazione finanziaria ma come polmone dell'attività economica, del flusso di risorse tra risparmio e investimento da espandere a una platea il più ampia possibile, come ponte per la riduzione di disuguaglianze e di espansione delle prospettive di una platea il più ampia possibile. In secondo luogo, strettamente collegato a ciò, vi era l'idea secondo cui ogni evento problematico, perfino le tragedie, non andasse letto come una disgrazia irrecuperabile, ma piuttosto alla stregua di un'opportunità di rinascita e rilancio, da destinare soprattutto ai meno abbienti.

Una duplice stella polare che fornisce, a 150 anni di distanza dalla sua nascita, una guida per i comportamenti e gli atteggiamenti che dovrebbero orientare gli operatori in una fase di ricostruzione come quella che sta coinvolgendo il nostro Paese in questa fase segnata dalla crisi pandemica.

Amadeo Peter Giannini. Il banchiere galantuomo

Commenti