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Bonisoli batte i pugni: "Il Getty ci ridia Lisippo, è in gioco la dignità dell'Italia"

Il ministro dei beni e delle attività culturali contro il museo statunitense che sta custodendo la statua dell'atleta vittorioso

Bonisoli batte i pugni: "Il Getty ci ridia Lisippo, è in gioco la dignità dell'Italia"

"Il Lisippo deve rientrare in Italia". Alberto Bonisoli, ministro dei beni e delle attività culturali nel governo Conte, punta i piedi e punta il dito contro il Getty Museum di Los Angeles, che acquistò la statua dell'atleta vittorioso sulla base di paresi sulla sua provenienza espressi solo dai consulenti del venditore.

Spieghiamo. La statua in bronzo di Lisippo venne acquistata dal Getty Museum con "inspiegabile e ingiustificabile leggerezza", secondo quanto affermato dalla Corte di Cassazione nelle motivazioni di conferma della confisca della statua da anni al centro di una contesa fra Italia e Stati Uniti. L'opera in questione venne ripescata nel mare di Fano nel 1964 e in seguito, nel 1977, fu acquisita dal Getty senza "la doverosa conoscenza della normativa italiana in tema di esportabilità e commerciabilità dei beni culturali".

Insomma, Lisippo è italiano e deve ritornare in Italia.

"Il Getty Museum ha fatto sapere che ricorrerà alla Corte europea dopo che la Cassazione ha confermato l’istanza di sequestro del giudice di Pesaro, Giacomo Gasparini. Noi andiamo avanti senza esibizioni muscolari ma con coerenza difendendo la dignità del nostro Paese. Abbiamo anche segnalato altri casi di pezzi non precisamente di chiara origine: il Getty ha dato la sua disponibilità ad approfondimenti.

Qui torna il nodo dei prestiti: se il ministro dialoga col Getty sul Lisippo, è bene che un museo non si muova sugli scambi come una realtà autonoma", spiega ancora Bonisoli, intervistato dal Corriere della Sera sulla spinosa questione-contesa con gli States.

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