Cosa ascoltano gli scrittori quando scrivono, e cosa scrivono quando parlano di musica? È vero che la musica riesce a toccare corde emozionali precluse al romanzo e alla poesia? O è vero il contrario? Quali sono i rapporti tra letteratura e musica? E soprattutto: se sulla classica e persino il jazz non ci sono dubbi, il rock e le sue filiazioni, che rappresentano una parte importantissima della cultura musicale del secondo Novecento, si può dire che siano arte? Un aiuto, nel rispondere a queste e altre domande sui misteriosi intrecci tra musica e narrativa contemporanea, lo offre il libro del giornalista e critico musicale Pierluigi Lucadei Ascolti d'autore (Galaad, pagg. 176, euro 14) che raccoglie 25 interviste irriverenti a scrittori italiani e stranieri, tutti nati dopo il 1950: da Niccolò Ammaniti, che ha cominciato a collezionare dischi con roba tipo i Duran Duran e Spandau Ballet ed è arrivato a 10mila cd, fino all'anglo-indiano Will Wiles, che esordì con il romanzo Istruzioni per la manutenzione del parquet (uscito nel 2013 da Neri Pozza, storia di un compositore minimalista che, impegnato all'estero, affida la propria elegante abitazione a un amico aspirante scrittore) il quale, a proposito di concerti indimenticabili, cita la proiezione del film Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio con le musiche di Philip Glass sulla flytower del National Theatre di Londra: una combinazione perfetta di immagini, musica e location.
Insomma, un libro molto divertente e curioso (e illuminante sulle invidie che corrono tra scrittori e musicisti) leggendo il quale si scopre che:
POP E POST ROCK Ammaniti scelse la hit di Loredana Bertè Sei bellissima per il film Ti prendo e ti porto via perché è una canzone disperata, «perfetta per produrre nel lettore quel senso di solitudine dolorosa che stritola il mio personaggio». Mentre i Mokadelic, autori della colonna sonora di Come Dio comanda, «hanno fatto un ottimo lavoro raccontando con il loro post rock la desolazione delle terre friulane».
CHE SCHIFO I LIBRI ROCK A proposito dei romanzi scritti dalle rockstar. Niccolò Ammaniti: «Sono scritti male, fatti per un pubblico di adoratori». Nicola Lagioia: «Sono scarsi. Ce n'era uno bravino, Boris Vian, ma anche lui non arrivava al tallone di quelli veramente bravi. E le case editrice che li pubblicano? Fanno schifo anche loro, ma fanno fare i soldi». Alcide Pierantozzi: «Sono libri che nella maggior parte dei casi servono agli editori per far quadrare i bilanci».
JOE R. LANSDALE Domanda: «Suoni qualche strumento?». Risposta: «Il lettore cd».
DAVID LEAVITT Domanda: «Puoi dirmi il titolo di una canzone che riassuma l'atmosfera e il senso di Ballo di famiglia?». Risposta: «California di Joni Mitchell».
I FORMIDABILI '80 Per Matteo B. Bianchi gli anni Ottanta sono stati il decennio musicalmente più felice, un periodo fecondo e entusiasmante: «Era il momento in cui la new wave inglese invadeva il mondo e il Italia alcune scene cittadine erano in pieno fermento, come Firenze, Pordenone, Milano... La musica era intesa anche come performance, c'era un'attenzione che riguardava anche le grafiche delle copertine, i costumi di scena. Pensa al caso dei CCCP, per dire: non erano solo un gruppo, erano una filosofia».
DIMENTICANZE DEL CINGHIALE BIANCO Romanzo irresistibile della mia vita vera... di Gaetano Cappelli è dedicato a Franco Battiato. «Anche se lui non se n'è accorto».
PRIMA DI «X FACTOR» Il film tratto da Tutti giù per terra di Giuseppe Culicchia aveva una poderosa colonna sonora: C.S.I., Marlene Kuntz, Ustmamò, CCCP... «Come si dice, una stagione irripetibile, anche perché poi sono arrivati Amici e X Factor».
VERITÀ PROFONDE Michael Dahlie, autore di Trascurabili contrattempi di un giovane scrittore in cerca di gloria: «Le canzoni che mi aiutano quando sono depresso sono solitamente canzoni depresse: è come se mi facessero sentire di non essere da solo nel mio dolore. Non c'è niente di peggio di una canzone felice, quando ti senti giù».
FINALMENTE! Nicola Lagoia dice una cosa che ho sempre pensato, e mai osato dire, e cioè che far passare i cantautori per poeti è un'enorme stronzata. Domanda: «C'è una band italiana di cui ammiri le liriche?». «Sì, se ci metto sotto la musica. Altrimenti le liriche da sole non reggono proprio letterariamente. Comprese quelle di Fabrizio De André. Da sole: prova a metterle accanto a una lirica di Campana, di Montale, di Eliot, di Pound. Ovvio che non c'è paragone». Olè!
ITALIANI MANDOLINO E TARANTELLA Lo scrittore colombiano Efraim Medina Reyes: «Se mi piace il rock italiano? Meglio parlare di tarantella. I rocker italiani sono una minchiata colossale, una volgare imitazione di quello che dovrebbe essere il carattere del rock. C'è più rock in una pasticceria».
BEI TEMPI La raccolta di poesie Musica da camera di James Joyce. Marcel Proust, che amava Wagner e odiava Verdi. Italo Svevo violinista frustrato ma appassionato. La beat generation e il jazz. Don DeLillo che nel 1973 col romanzo Great Jones Street mette in scena la paranoia che si annida nella vita di una rockstar che, nel mezzo di un tour, abbandona la band per rintanarsi in un appartamento del Village newyorkese. Milan Kundera che ne L'insostenibile leggerezza dell'essere parla della musica come dell'arte che più si avvicina all'ebbrezza dionisiaca. Roberto Bolaño, autore del romanzo Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce, che nella propria playlist, appuntata sui suoi quaderni (e messa su Spotify dal Centro di cultura contemporanea di Barcellona), spazia dai Doors a Marlene Dietrich, dai Suicide a Domenico Modugno.
NOTE DI EROS Il miglior disco per un tentativo di seduzione erotica? «Older di George Michael» (Gaetano Cappelli).
MASSIME DI VITA Arriverà mai il momento in cui in Italia la musica non verrà più considerata di serie B? «In Italia tutta la cultura è considerata una cosa di serie B» (Niccolò Ammaniti).
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