N on ho mai sopportato la storie sudamericane di Isabelle Allende né di García Márquez, con tutti quegli intrighi familiari e crisi familiari e realismo magico all'ombra di un colpo di Stato, dove le donne sono sempre troppo lagnose e poco stronze. E poi si sa, come diceva Ennio Flaiano, ci si innamora sempre di una stronza. Come Cleopatra e Salomè, la fantastica Juliette di Sade o Emma Bovary, al limite anche la Diana dei Visitors o molte donne di Silvio, giusto Renzo Tramaglino e Don Rodrigo potevano perdere la testa per Lucia Mondella.
La migliore storia sudamericana l'ha scritta Joan Didion, poco conosciuta in Italia, in un libro irreperibile da anni che esce in una nuova collana della E/O chiamata Gli Intramontabili. Il romanzo in italiano si intitola Diglielo da parte mia, temo per conferirgli un fascino carveriano, mentre il vero titolo è A Book of Common Prayer, e con Carver non c'entra niente, anche perché altrimenti lo avrebbe pubblicato minimumfax. Al contrario, per stile, densità e enigmaticità, questo romanzo assomiglia al miglior Faulkner, e Charlotte Douglas, la bella donna che arriva a Boca Grande (il solito stato tormentato dell'America Latina), come giornalista e con un misterioso passato alle spalle, ha il carisma delle grandi femme fatale della letteratura.
Tra l'altro, scritto nel 1977, il romanzo è narrato dalla voce di Grace Strasser-Mendana, un'antropologa e biochimica modernissima, potrebbe essere la versione femminile di Watson e Crick, una in grado di dedicarsi perfino alla scomposizione delle molecole della paura, perché «la paura del buio può essere ottenuta per sintesi in laboratorio. La paura del buio è una combinazione di quindici amminoacidi. La paura del buio è una proteina. Una volta disegnai la formula di tale proteina a beneficio di Charlotte». Charlotte è così ammaliante e morbosa che mentre cammina disinvolta tra le strade di Boca Grande è capace di acchiappare e tirare il collo a un pollo con nonchalance, e quando c'è lei in scena della vicenda sudamericana e della potente famiglia Mendana ce ne frega poco e niente perché nulla è più noioso delle famiglie sudamericane e niente è più intrigante di Charlotte.
D'altra parte stesso fascino lo hanno le altre protagoniste della collana: Renate, la pittrice di Collages di Anaïs Nin, frenetica storia d'amore in giro per il mondo tra lei e uno scrittore (e appena si legge delle copule della Nin viene da pensare subito agli amplessi tra la Nin e Miller), ricomposta in collage di sesso, appunti di viaggio e svenevolezze passionali. Oppure c'è Séverine Sérizy, ve la ricordate? La borghese signora parigina dalla doppia vita di Bella di giorno interpretata da Catherine Deneuve nel capolavoro Louis Buñuel, già protagonista dell'omonimo romanzo di Joseph Kessel.
Non so se siano letterariamente intramontabili come opere, in un paese che si dimentica perfino di ripubblicare Samuel Beckett, e non che abbiano cambiato la storia della letteratura, per carità.
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