Le Costituzioni più libere del mondo

Dalla Magna Charta alle perle promulgate in Egitto o in Francia. Ecco le fonti del grande diritto

Le Costituzioni più libere del mondo

Ci sono frasi che van sempre bene, tipo: Parigi è sempre Parigi, il nuoto è uno sport completo, meglio un uovo oggi che una gallina domani e la costituzione italiana è la più bella del mondo. Perché? Non si sa, forse perché suonan bene, e in fondo fan tutti contenti. Nel caso dell'ultima frase, quella sulla costituzione italiana, però forse bisognerebbe fare qualche riflessione in più. Non che la nostra Carta fondativa non sia strumento giuridico di valore, ma assume senso solo se la si contestualizza, se la si legge come uno dei tanti passaggi dello sviluppo del diritto. Insomma non è né un unicum, né una monade, né un'idea meravigliosa magicamente generata dalla Costituente. Ha delle madri nobili, delle cugine nobili, in certi casi persino delle eredi più giovani al cui confronto rivela con precisione la sua età.

Per ragionare sul tema, e non limitarsi ai festeggiamenti televisivi, inevitabilmente un po' edulcorati e spannometrici, un buon punto di partenza potrebbe essere una collana di libri «smilzi», ma fondamentali. Nel senso che danno conto delle fondamenta del diritto e degli Stati. Si chiama «Il monitore costituzionale» ed è edita dal 2007 per i tipi di Liberilibri. Consente di leggere e di confrontare alcuni delle leggi «originarie» più importanti degli Stati moderni, dalla Magna Charta Libertarum del 1215 concessa ai suoi sudditi da Giovanni Senzaterra (è considerata la «mamma» di tutte le costituzioni moderne) sino ad arrivare alla Costituzione egiziana del 1923 (difficile tentativo di sintesi, e perciò attualissimo, tra le idee dell'Occidente liberale e il mondo musulmano). E in mezzo ci sono davvero tante cose, perle del diritto che hanno influenzato il mondo per decenni o addirittura per secoli. Giusto per citare qualche esempio, l'idea di una fiscalità non imposta dall'alto ma condivisa ed equa che è alla base della Magna Charta Libertarum: «Nessuno scutagium o auxilium sarà imposto nel nostro regno se non per consenso generale». Oppure l'idea di un processo rapido e giusto, che non si trasformi quindi in uno stillicidio per le parti, già formulata con chiarezza nella Costituzione Corsa (secondo alcuni fece da modello anche per quella degli Stati Uniti) del 1755 in cui vengono fissati nella legge fondamentali i limiti temporali per condurre a termine qualsiasi grado di giudizio. Un qualcosa che molti italiani avrebbero probabilmente gradito avere anche nella nostra costituzione. Poi ci sono i capisaldi giuridici, figli del giusnaturalismo, quelli che ormai consideriamo diritti inalienabili: «Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell'uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all'oppressione» e «La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l'esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della Società il godimento degli stessi diritti» (articolo 2 della Costituzione Francese del 3 settembre 1791). Poche altre carte, anche posteriori, hanno insistito così con forza su questi temi soprattutto su quello del diritto di «resistenza» del cittadino, anche contro lo Stato.

E c'è anche la Costituzione di Weimar del 1919, testo che ha fatto da modello ad un'intera generazione di carte seguenti alla Prima guerra mondiale e i cui echi si sentono anche nelle riflessioni della nostra Costituente. A partire da quell'articolo 1 che recita: «Il potere statale emana dal popolo». Una costituzione che pur essendo considerata un capolavoro giuridico non si è rivelata poi in grado di arginare l'ascesa del nazismo, secondo alcuni proprio perché troppo «tecnica».

Ecco che allora leggendo e contestualizzando i luoghi comuni costituzionali, le gare di «bellezza», sembrano essere sempre più prive di senso. Come spiega Aldo Canovari, fondatore di Liberilibri: «Quando assieme alla giovane studiosa Serena Sileoni e al professor Alessandro Torre abbiamo fondato il Monitore costituzionale, il nostro scopo era rendere fruibili in Italia una serie di testi che venivano letti quasi solo da specialisti, e invece sono importanti per ogni cittadino.

Alcuni ci siamo accorti nemmeno erano mai stati tradotti. Stiamo facendo uno sforzo enorme. Speriamo che questi testi vengano letti sempre di più». Insomma per chi non vuole limitarsi a una prima serata e vuole un palinsesto costituzionale non manca la programmazione.

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