Giuliano, l'imperatore che perseguitò filosoficamente i cristiani

Sante Rossetto, giornalista e storico, ripercorre nel suo saggio «L'ultimo pagano» la storia del sovrano che cercò di contrastare la nuova religione sul piano culturale. Progetto mai realizzato perché, salito al trono nel 361, trovò la morte in battaglia nel 363 durante la sfortunata spedizione contro i Persiani

Chi non ricorda, dagli studi scolastici, l'imperatore Giuliano cui è stato appiccicato l'epiteto di apostata «filosofo»? Ora il giornalista e scrittore Sante Rossetto ne ripropone la figura in una agile biografia intitolata «L'ultimo pagano» edita da «Il Cerchio» di Rimini. Ma perché si ripropone la figura di Giuliano, il nemico acerrimo dei cristiani a tanti secoli di distanza? Che cosa lega la nostra epoca a quell'imperatore che regnò solo pochi mesi dal dicembre del 361 al giugno del 363? Giuliano fu un personaggio di grande religiosità, devoto a quegli dei che erano il fondamento della civiltà greca dove cultura, religione e politica costituivano un unico elemento. Ma la religione delle antiche divinità aveva perduto la sua presa sui fedeli. In una parola ormai si viveva in una indifferenza religiosa che assomiglia a quella che stiamo vivendo oggi. Da pochi decenni, dal 313, quella nuova religione che veniva dalla Palestina, il cristianesimo, si stava imponendo nel mondo con ogni mezzo e conquistava non solo i poveri e i derelitti ma anche le classi più colte. E questo sarebbe stata la distruzione della cultura greca e dello stesso impero. Come infatti avvenne. Contro questa catastrofe Giuliano profuse ogni suo sforzo fino a impedire agli insegnanti cristiani di diventare maestri nelle scuole dello Stato. L'imperatore in pochi anni aveva saputo raccogliere attorno a sé l'intellighentsia pagana messa a tacere dalla «tracotanza» dei cristiani. Giuliano l'Apostata dai cristiani, che lo presentarono come un persecutore, ma in realtà nel suo regno vi fu tolleranza nei confronti di tutte le religioni, comprese le diverse dottrine cristiane. Giuliano scrisse numerose opere di carattere filosofico, religioso, polemico e celebrativo, in molte delle quali criticò il cristianesimo. La sua ispirazione filosofica fu in gran parte neoplatonica. In altri termini la sua fu una «persecuzione» intellettuale, senza ma toccare la ferocia di alcuni suoi predecessori. La sua avventura si concluse presto nella guerra persa contro i Persiani dove il giovane sovrano trovò la morte.
Ma val la pena di chiedersi se la storia sarebbe stata quella che abbiamo studiato se Giuliano fosse vissuto e avesse portato a termine il suo piano. Interrogativo senza risposta ma che non è ozioso porsi in un mondo odierno dove il sincretismo religioso assomiglia a quello del IV secolo. E anche oggi non ne conosciamo gli sviluppi come non li conoscevano né Giuliano né i numerosi pagani del suo tempo.
Il libro di Rossetto, ultimo di una vasta bibliografia sull'imperatore, ha l'obiettivo di divulgare con il suo linguaggio giornalistico la figura e la vicenda umana di Giuliano.

Il libro si concentra sull'aspetto religioso e filosofico della straordinaria esistenza del nipote di Costantino. Una lettura appassionante che propone la gigantesca figura del sovrano-filosofo ad un vasto pubblico e non solo a chi è esperto di storia antica.

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