I fantasmi giapponesi: uomini in guerra con il tempo

Furono moltissimi i soldati dell'imperatore a non abbandonare le loro postazioni a guerra finita. Molti credevano che le notizie della resa fossero menzogne degli Alleati. Altri non ricevettero più alcuna notizia né ebbero contatti con il mondo esterno

I fantasmi giapponesi: uomini in guerra con il tempo
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Birmania, Malesia, Borneo,Filippine, Thailandia, Manciuria, una distesa di isole e atolli sperduti nel tratto di Pacifico che divide il continente dalle Hawaii e via giù, fino a lambire la Nuova Guinea. Questa la massima espansione dell’Impero del Sole Nascente, il Giappone, che finì per trascinare gli Stati Uniti d'America nella Seconda guerra mondiale. Le sorti del conflitto, ben note, portarono a un graduale ripiegamento dell’esercito giapponese. Ma qualcuno, in quella distesa infinita di isole, rimase disperso dietro le linee senza radio e senza approvvigionamento, o peggio. E alla divulgazione della resa e della firma dell’armistizio con gli Alleati, non volle credere ai comunicati, ai cifrati, alle migliaia di volantini lanciati dagli aerei nemici in tutto il Pacifico sotto il dominio nipponico.

Per loro era soltanto un piano della propaganda nemica, una menzogna inaccettabile: subdola tattica che li avrebbe spinti a una resa disonorevole. La guerra, per tutti quei figli dell’Impero non poteva essere finita così. Per lo loro il conflitto sarebbe continuato fino alla morte, secondo il codice etico del Bushidō. E inizia qui la storia dei "fantasmi giapponesi".

Chi ha adorato il film di Sergio Corbucci "Chi trova un amico trova un tesoro" non dovrà sforzarsi troppo per capire chi sia stato un fantasma giapponese. Dal 1945 al 1989, migliaia di soldati che avevano prestato il giuramento all'imperatore Hiroito di non arrendersi per nessun motivo, rimasero attestati sulle loro posizioni finché il tempo non avrebbe svelato che tutto era finito. Rintanati nei bunker sotterranei puntellati dal bambù, negli avamposti più isolati, dispersi su isole disabitate dopo l’affondamento delle loro navi o lanciati da aerei abbattuti, alla macchia nella giungla per sfuggire al nemico o in attesa di nuovi ordini, tagliati fuori dalle comunicazioni e in attesa di approvvigionamenti e avvicendamenti che non giunsero mai, erano stati lasciati indietro dalla storia: zan-ryū Nippon hei.

Protagonisti di queste vicende incredibili sono stati i circa 15.000 membri di una divisione che si arrese nel 1949 in Manciuria. Ci fu Hiroo Onoda, arresosi nel 1974 sull'isola di Lubang dopo aver dato per decenni filo da torcere alle pattuglie di soldati filippini. Tra i "fantasmi" più noti ci furono anche Teruo Nakamura, arresosi 1974 a Morotai, Indonesia, Yokoi Shoichi, arresosi nel 1972 sull'Isola di Guam, Fumio Nakahira, fino al 1980 sull'isola di Mindoro, Filippine. Decisi a non cedere la loro katana al nemico in segno di resa , trovarono il modo di sopravvivere convinti dalla devozione a respingere per più di 30 anni un nemico che non sarebbe mai più tornato.

È questo l’epilogo comune di fantasmi che oltre ad una guerra hanno provato a combattere la storia, la stessa storia che forse non ci riporterà mai notizie di altri come loro; probabilmente deceduti e dimenticati per sempre dopo essere stati dati per dispersi. Forse nella fitta vegetazione di qualche sperduta isola che avete intravisto dal finestrino di voli di linea diretti verso qualche località esotica nel Pacifico. Magari su quell’isola solitaria, paradiso vuoto, c’è ancora uno di loro. Un fiero novantenne un poco acciaccato, che si nutre di bacche e pesca, che imbraccia un vecchio fucile Type 99 e che non ha mai visto lo schermo di un personal computer o il vassoio di un fast-food.

Un uomo a cui è stata data la possibilità di fermare il tempo e rimanere nel nostro passato. Un onorevole soldato dell’Impero del Sol Levante che ha sacrificato tutta la sua vita per non tradire la parola data: quella di non indietreggiare. Mai.

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