Cultura e Spettacoli

Il meglio della moda italiana sfila in una mostra a Londra

Dalle grandi firme note in tutto il mondo agli illustri sconosciuti che lavorarono dietro le quinte, dal Piano Marshall alle star del cinema che fecero da testimonial

Il David vistito da Missoni
Il David vistito da Missoni

Ci sono gli abiti scultura di Capucci e il caleidoscopio rigato di Missoni, i jeans di Fiorucci e i modelli a sorpresa di Moschino. A Londra torna di scena la grande moda italiana, ma «The Glamour of Italian Fashion 1945-2014», la mostra evento che aprirà dopodomani al Victoria and Albert Museum, non è soltanto l'ennesima vetrina privilegiata dedicata ai nostri stilisti più grandi. È un lungo e appassionante viaggio attraverso la storia di un patrimonio fatto di genio e abilità artigiana, di creatività e intraprendenza commerciale. Il racconto di come l'Italia sia riuscita a passare dagli austeri abitini, con «garanzia italiana» del periodo fascista all'eccellenza attuale, famosa e richiesta in tutto il mondo.
«Abbiamo tentato di riproporre al pubblico le tappe di un percorso che hanno reso la moda italiana unica nel suo stile e nei suoi prodotti - piega Sonnet Stanfill, curatrice della mostra, innamoratasi dell'Italia e delle sue creazioni molti anni orsono, quando ancora studiava all'Università - e l'abbiamo fatto dividendo l'esposizione in due parti. La prima dedicata agli anni dell'Alta Moda, la seconda che arriva fino ai giorni nostri, riservata al ready to wear, all'industria in larga scala che ha conquistato anche i mercati più difficili». Una ricostruzione minuziosa, quella del museo londinese, resa possibile anche da uno sponsor d'eccezione come Bulgari, ma soprattutto dal contributo di numerose collezioni private che per l'occasione hanno prestato alcuni dei loro pezzi più belli. Stoffe e creazioni da capogiro sono così a portata di mano del visitatore che avrà la possibilità di conoscere per la prima volta anche alcuni grandi protagonisti del mondo della moda italiana, noti fino a ora soltanto agli esperti del settore. Illustri sconosciuti come quel Giovanni Battista Giorgini che negli anni Cinquanta lanciò i prodotti italiani sul mercato internazionale.
Dopo il 1945, infatti, le industrie manifatturiere, grazie agli aiuti del Piano Marshall, ripresero a lavorare favorendo l'inizio di un ritorno al lusso che necessitava però di una ribalta più ampia di quella nazionale. A fornirla sarà proprio l'imprenditore Giorgini. il quale nel febbraio del 1951 inaugura a Firenze il primo salone internazionale della moda. Un successo che si ripete prepotente l'anno successivo, quando Giorgini si assicura per il suo show la Sala Bianca di Palazzo Pitti, dove sfilano gli stilisti migliori del momento sotto l'occhio attento dei clienti più importanti. Il pubblico del Victoria and Albert Museum potrà ammirare alcune fra le più belle creazioni di quelle prime sfilate, come i pizzi eleborati degli abiti da sera delle sorelle Fontana, i delicati abiti cocktail con stola di Pucci con le gonne ampie che sbocciano come fiori e alcuni vestiti da sera della stilista Simonetta, particolarmente gradita agli americani, a lungo presente nelle loro boutique. E saranno sempre gli americani, grazie al capriccio e ai desideri di molte star di Hollywood, a fare da volano internazionale della moda italiana.
In quel periodo molti produttori e registi statunitensi scoprono i piaceri del clima mediterraneo e la convenienza dei costi contenuti degli studi di Cinecittà. Film come Guerra e pace, Antonio e Cleopatra, Vacanze romane vengono prodotti in Italia. Le attrici che vi recitano, da Ava Gardner ad Elizabeth Taylor, s'innamorano perdutamente degli abiti di alcuni stilisti locali e diventano le migliori ambasciatrici nel mondo dello stile italiano. In mostra a Londra anche la parure di gioielli di Bulgari in platino e smeraldi che la Taylor ricevette come dono di fidanzamento dall'attore Richard Burton e che raramente viene esposta al pubblico. Una parte dell'esposizione è dedicata anche ai protagonisti della moda maschile, con alcuni pezzi della collezione di Rubinacci che nel suo atelier napoletano creò abiti su misura di fattura squisita. Le nuove frontiere del ready to wear costituiscono l'ultima parte dell'omaggio londinese e portano il nome di Valentino, Missoni, Armani, Krizia, Versace e Ferré, fino a Dolce e Gabbana e Marni. Così, vagando di sala in sala, posando gli occhi su un tessuto o un abito, si rilegge la storia di un successo italiano, fatto di seta e lustrini, genio e manualità.

Qualcosa che ancora nessuno nel mondo è riuscito a rubarci.

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