Miami è un disastro razziale, parola di Tom Wolfe

Miami è un disastro razziale, parola di Tom Wolfe

A Miami, dopo che le devastazioni dell'uragano Isaac hanno finito di tenere banco nelle discussioni da pub, non si parla d'altro. Entro un mese sarà in libreria, negli Usa, il nuovo libro di Tom Wolfe, Back to Blood, e al centro della trama c'è proprio la città più famosa della Florida. Wolfe, a ottant'anni suonati ma sempre impeccabile nei completi bianchi realizzati dal suo sarto newyorkese, con questo romanzo tenta la riscossa. Otto anni fa il suo precedente romanzo, Io Sono Charlotte Simmons, fu un insuccesso di pubblico e di critica. In molti lo presero di mira per l'idea che un uomo in età fosse davvero in grado di raccontare le avventure sessuali di una diciottenne al college. Fu davvero un'accusa pesante contro l'uomo che era stato uno dei pionieri del «New journalism». Non contenti, in un eccesso di cattiveria (Wolfe non è uno noto per farsi degli amici...) gli rifilarono anche il «Bad Sex Awards» il premio burla destinato allo scrittore che nel suo romanzo imbastisce la scena di sesso più sgangherata. Ecco perché con Back to Blood (in Italia arriverà nel 2013 per i tipi di Mondadori), Wolfe torna alla sua formula vincente, il «romanzo urbano». Prova a trasferire nel crogiuolo interrazziale di Miami lo stesso approccio riservato a New York nel 1987 con il suo libro più famoso, Il falò delle vanità, e ad Atlanta nel 1998 con il suo ultimo successo, Un uomo vero.
Poco si sa della trama racchiusa nelle 790 pagine del romanzo. Il nuovo editore dello scrittore Little and Brown - Farrar Strauss and Giraux, la casa editrice che per 42 anni aveva accompagnato il cammino di Wolfe, dopo l'ultimo flop ha dato forfait - ha fornito per ora solo questa breve sinossi: «Classe, famiglia, sesso, corruzione, ambizioni a Miami, la città dove il futuro è arrivato prima che altrove». Certamente l'immigrazione sarà uno dei temi attorno a cui ruoterà tutto il romanzo. Del resto è il tema di «cronaca» principale in una città dove cubani e ispanici dominano, anche linguisticamente, mentre i neri formano una sottoclasse, dove si infiltrano pericolosi attivisti islamici. Senza contare che questa città «bassa» convive con una sorta di gigantesco parco giochi - Ocean Drive - dove super-ricchi, spesso anzianotti, hanno il loro buen retiro, tra Ferrari, yacht di lusso e fidanzate giovani e siliconate. Qualche indiscrezione in più è trapelata dalle pagine del Miami Herald. Ovvio che il romanzo di Wolfe in città farà arrabbiare più di qualcuno e quindi è motivo di gossip da pagina culturale. Secondo il quotidiano ci saranno un'infermiera cubana sposata con un famoso sessuologo francese, un giovane giornalista sulle tracce della mafia russa, un poliziotto cubano di seconda generazione e un'haitiana che cerca di farsi passare per wasp.
Ma non c'è soltanto un libro. Questa volta Wolfe vuole esibire le prove che il romanzo è nato sul campo, consumando le elegantissime scarpe nere: il volume è accompagnato da un documentario, Blood Lines, girato seguendo passo passo il giornalista più amato e odiato d'America nelle fasi preparatorie della trama. E Wolfe ha gia detto levandosi qualche sassolino dalla scarpa che il libro è di per sé la prova che il suo fiuto giornalistico funziona ancora egregiamente: «Due anni fa quando ho avuto l'idea di fare un libro che parlasse di immigrazione la gente diceva “Oh affascinante!” e poi si addormentava in piedi come un cavallo.

Da allora la questione è diventata sempre più scottante, e ora a Miami non è solo scottante, è un vero incendio».
Ce la farà «l'uomo in bianco» a riconquistare il successo? Little and Brown, che secondo i ben informati avrebbe pattuito con Wolfe un compenso di sette milioni di dollari, ci spera e ci conta.

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