La musica colta tende una mano ai principianti

Torna in libreria il volume di Pahlen che racconta la storia di questa arte dall’antichità al Novecento senza i dotti fronzoli di scritti per soli specialisti

La musica è emozione. Necessità. Suggestione. Comunicazione. Eppure è anche il suo contrario Attrazione, senza che se ne comprendano i meccanismi. In buona sostanza, si finisce coinvolti verso qualcosa di cui spesso si fatica a capire non solo il linguaggio, ma perfino l'espressività. Quindi il significato. E il pentagramma spesso viene visto come qualcosa di troppo elitario per essere alla portata di tutti. La musica colta sembra allontanarsi dagli ascoltatori e questi ultimi sembrano assaporare, solo dal punto di vista acustico e armonico, il piacere della successione di quei suoni. Tuttavia il concetto elitistico è duro a morire. La platea si limita a farsi sommergere da quelle splendide note ma spesso rifiuta di leggerne, addentrarsi cioè nelle segrete strade che portano a una maggiore comprensione di quegli spartiti e - inevitabilmente - anche a una loro accresciuta godibilità. Spesso, accostarsi a queste letture è scoglio ancor più spigoloso, colpa di prevenute convinzioni che tendono ad allontanare tanti da piacevoli approfondimenti. I libri di musica insomma, sono spesso una miniera di incomprensibili concettualità che, invece di chiarire, infoltiscono dubbi e perplessità dietro il paravento di un linguaggio impenetrabile. Uno scopo aggirato elegantemente da un volume famoso che torna in libreria per merito di Odoya, casa editrice attenta alla musica più popolare e a quella meno accessibile. La “Storia della musica” di Kurt Pahlen (Odoya, pp. 384, euro 20) ha proprio questa caratteristica di sapersi rivolgere anche a chi si ritiene digiuno di conoscenze specifiche e specialistiche. Dai primi esempi dell’antichità fino al Novecento, Pahlen, che fu compositore e illustre direttore d’orchestra, ha il pregio di raccontare la lirica e i maggiori autori di concerti e sinfonie con una semplicità che affascina anche chi non si è mai ritenuto in grado di affrontare questi difficili argomenti. Pahlen interpreta il suo lavoro dello scrivere come tentativo di rendere accessibile ciò che tale non è stato mai ritenuto.

Sgronda quindi dagli orpelli accademici e dalle involuzioni dei critici la sua trattazione e avvicina il compositore al lettore, percorrendo così un cammino storico, ma con lo scopo di sottolineare l’intima connessione tra musica e musicalità come espressione di un concetto, di un pensiero, di un progetto culturale in corso di progressiva affermazione e avanzamento in quel determinato momento storico. Addentrarsi e abbandonarsi fra queste pagine ricche di storia e di storie da Palestrina a Bach, da Mozart a Chopin, da Smetana a Stravinskij significa non precludersi l’ingresso nella frontiera dell’armonia.

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