Ma chi l’ha detto che la guerra civile spagnola è finita nel 1939…
Siamo nel periodo 1947-1949 e sulle montagne dell’Andalusia c’è ancora chi combatte. Irriducibili della resistenza. Come Cencerro. Talmente indomabile da togliersi la vita, per evitare l’oltraggio di dover cadere in mani nemiche. E c’è Nino che quegli anni li vede e li racconta con gli occhi di un bambino. Quello che egli fu in quel triennio. C’è Pepe il portoghese, uno straniero che fa amicizia con Nino e diventa il suo modello, la sua icona, l’esempio da imitare. E c’è il podere delle Bionde, una famiglia di sole donne, vedove e orfane, che resistono alle vessazioni franchiste. E vivono di niente. Intrecciando corde di sparto.
E naturalmente c’è Nino. Che racconta e si racconta. Conclude, perfino. Pochi capitoli. Un lungo e logorroico racconto della provincia di Jaèn in quegli anni del dopoguerra in cui nulla era finito, contrariamente a tutto ciò che in tanti, molti, tantissimi, potevano pensare. E l’epilogo in cui, cresciuto e con una moglie, assiste agli sviluppi di quell’attività di guerra e guerriglia degli anni della sua fanciullezza. Lui che aveva dieci anni quando Cencerro era un mito.
E ora, dopo decenni, aveva assistito allo scolorarsi delle passioni. Quella che lo aveva portato a tradire la moglie. Farsi abbandonare da lei. Ritrovarla. E quella passione indomita che lo condusse in carcere. Lui che aveva imparato a fuggire e a sottrarsi al nemico. Ma uno sbaglio l’aveva commesso. E il destino non lo aveva perdonato. Nino dietro le sbarre. Due anni. La morte del tiranno vissuta in carcere. Poi l’amnistia del dopo Franco. E finalmente la liberazione. Le prime elezioni libere. La candidatura nel partito comunista. All’ultimo posto. Capolista l’uomo che aveva pagato il prezzo più alto alla rivolta contro il franchismo. Ma nessuno dei due venne eletto.
Nino è “Il ragazzo che leggeva Verne” (Guanda, pp.416, euro 18.50), il secondo romanzo di Almudena Grandes sul ciclo di sei libri, in corso d’opera, relativo alla guerra civile spagnola. “Inès e l’allegria”, il volume d’apertura, uscito nel 2011 lascia riverberi d’eco anche nelle pagine del ragazzo che leggeva Verne. La cuoca di Bosost, i combattenti spagnoli che avevano aperto un ristorante in Francia, subito al di là dei Pirenei, tornano ad aleggiare come anello conduttore di un epopea che continuerà a regalarci volti indimenticabili.
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