L o scrittore americano Dennis Lehane ha sempre avuto un talento speciale per raccontare storie di bravi ragazzi che non sanno resistere alle tentazioni del crimine. Lo ha dimostrato in romanzi esemplari come Mystic River, L'isola dell'ingiustizia, La casa buia. Storie dal forte impianto sociale capaci di raccontarci, con la stessa intensità, i cupi sobborghi di Boston così come gli interni desolati di un isolato manicomio criminale come quello di Shutter Island.
A partire da Quello era l'anno (2008) Lehane ha deciso di cimentarsi con il cosiddetto Grande romanzo americano e ha messo nel mirino il famoso sciopero della polizia di Boston del 1919, la diffusione culturale dei movimenti anarchici, la crescita delle prime associazioni per i diritti civili afroamericani, l'affermazione del baseball come sport nazionale. Il recente La legge della notte (Piemme, pagg. 462, euro 18,50) prosegue il percorso laddove si era fermato il precedente libro, riprendendone anche alcuni personaggi, ma scegliendo la formula letteraria della gangster story. La legge della notte si è aggiudicato il prestigioso Edgar Award 2013 come miglior noir dell'anno ed è ambientato nei ruggenti Anni Venti: quelli della nascita del jazz e dell'avvento del proibizionismo.
I lettori seguono fin dalle prime pagine le peripezie del giovane delinquente Joe Coughlin che sanno destinato a finire con i piedi in un secchio di cemento, attorniato da un gruppo di malviventi pronto a buttarlo fra i flutti del Golfo Del Messico. Joe è cresciuto per strada nei sobborghi di Boston e ha scelto di darsi alle rapine. Un lavoro, a suo giudizio, più onesto rispetto al nascondersi dietro un uniforme di polizia come ha fatto suo padre Thomas, un uomo tutto d'un pezzo tuttavia convinto «che il crimine non paga mai a meno che non lo si commetta a livello istituzionale». Thomas non è mai stato un paladino della giustizia. Piuttosto è un teorico della violenza, inclusa quella famigliare. Ed è per questo che Joe, una volta cresciuto, è sfuggito alla cinghia e alle prediche, scegliendo di correre la sua corsa. Furti organizzati, blitz nelle bische, truffe, incendi di piccoli locali hanno maturato le attitudini criminali di Joe Coughlin al servizio del piccolo boss Tim Hickey. E il tran tran del nostro cattivo ragazzo andrà liscio fino al giorno in cui, a causa di una soffiata sbagliata, lui e i fratelli Bartolo decideranno di rapinare nientemeno che gli sgherri della banda di Albert White. In quel giorno fatale Joe Coughlin scoprirà per la prima volta cosa significa pestare i piedi a qualcuno di pericoloso ma soprattutto incontrerà la donna per cui si dannerà: Emma Gould. Sarà Emma (che da tempo è l'amante del gangster White) a convincere Joe che la sua vita merita una svolta definitiva anche a rischio della pelle. Da piccolo criminale Joe inizierà in maniera rocambolesca la sua carriera di gangster, passando dal ruolo di rapinatore braccato dalla polizia a quello di gestore di locali notturni, muovendosi dalle periferie di Boston a quelle di Cuba.
Fra le pagine de La legge della notte Joe e comprimari affrontano una vita sregolata al ritmo del ragtime e della salsa. Commenta Lehane: «Noi non siamo figli di Dio, non siamo personaggi da fiaba in un libro sul vero amore. Viviamo di notte e balliamo veloci per evitare che l'erba ci cresca sotto i piedi. È questo il nostro credo». La legge della notte è un romanzo robusto, dal ritmo incalzante, senza momenti di pausa. Ma Lehane riesce anche nel miracolo di confrontarsi con modelli impegnativi come il romanzo Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald e soprattutto il film La donna del bandito del mitico Nicholas Ray (il cui titolo originale, They Live By Night, è quasi lo stesso dell'opera noir di Dennis Lehane).
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